mercoledì 9 febbraio 2011

Perché Sindacati, Sinistra e Governo sul mondo del lavoro sbagliano in pieno

Il mondo del lavoro è cambiato da almeno venti anni e chi lavora in pubblicità e nei new media  se n'èe accorto prima degli altri.

Sindacati e tutele a misura unica possono servire ma non risolvono tutti i problemi.

Oggi occorrono anche punti di riferimento professionale per gestire i diversi stadi di carriera. Un buon esempio per le partite iva e alcune tipologie di precari è ACTA, l'Associazione Consulenti Terziario Avanzato.

Salvo rare persone, è rarissimo che un giovane entri a 25 anni in agenzia o in azienda e ne esca 40 anni dopo con la pensione. Come minimo cambia tre o quattro datori di lavoro, svolge dei periodi da consulente, in certi casi apre la sua piccola o media impresa.

Il problema NON è avere il lavoro garantito a vita né ordini professionali corporativi, ma avere strumenti (anche dallo stato) per gestire gli inevitabili alti e bassi di reddito e di lavoro, senza drammi ma anche senza ostacoli inutili.


Anche perché (e questo sindacati e PD proprio NON l'hanno capito e vivono ancora nel 1950), non tutti vogliono o possono lavorare per tutta la vita nella stessa azienda.

Questa considerazione vale per quasi tutti i settori moderni. Il problema italiano invece è che i sindacati sono fermi al lavoro dipendente a vita (caratteristico della pubblica amministrazione e di qualche grande azienda), mentre la norma ormai è costituita da percorsi di carriera variabili.

L'altro problema è che lo Stato Italiano e il Fisco, lungi dall'agevolare questi percorsi, li penalizza e ostacola, offrendo servizi scadenti, nessun ammortizzatore sociale evoluto (a parte la "cassa integrazione" che serve principalmente per favorire le aziende medie e grandi), favorendo contemporaneamente il formalismo normativo e l'evasione fiscale.

Su questo tema in Italia sbagliano tutti:

  1. I sindacati, che si arroccano a difendere solo i lavoratori dipendenti delle grandi aziende e i pensionati;
  2. I partiti di sinistra a cominciare dal PD, che non si sono ancora accorti di milioni di precari, microimprenditori e partite iva, e pensano che l'eventuale soluzione è assumerli tutti (da chi?);
  3. Il Governo pseudoliberale che abbiamo adesso, che tutela (quando li tutela) principalmente gli interessi della grande impresa.
Due riforme sono indispensabili, una di esse a costo zero (salvo che per gli interessi costituiti):
  1. Il sussidio di disoccupazione invece della cassa integrazione.
  2. La certezza e rapidità dei pagamenti. Solo in Italia esistono i pagamenti a 90, 120, 180 giorni, senza alcuna sanzione né disincentivo per chi ritarda. Ma chi è che ritarda i pagamenti più di tutti? Guarda caso proprio lo Stato e la Grande Impresa...

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