domenica 31 ottobre 2010

Anatomia della Social Card

La semi-dimenticata "Social Card", definita più sobriamente Carta Acquisti dal Ministero delle Finanze, è un buon esempio di iniziativa sociale ad alto contenuto propagandistico. Lanciata con grande battage nel 2008, ha queste caratteristiche dal punto di vista mediatico:
  • Si presta a una comunicazione facile e comprensibile: "uno strumento per aiutare i poveri"
  • È marchiata "MasterCard" e "Poste Italiane"
  • È accessibile solo su richiesta e solo da una piccola parte della popolazione: pensionati ultrasessantacinquenni al di sotto di una certa fasca di reddito e bambini inferiori a tre anni con genitori al di sotto di una certa fascia di reddito. Quindi i costi effettivi dell'operazione sono inferiori a quelli dell'apparente vantaggio sociale
  • Comporta costi di gestione che vanno a favore di due entità importanti: la rete interbancaria e le poste.
In pratica la grande visibilità in occasione del lancio dello strumento, unita alla relativa difficoltà di ottenerla, rende la Social Card un eccellente spot pubblicitario per il circuito Master Card e per le attività finanziarie di Poste Italiane unito al finanziamento dei costi di gestione relativamente bassi. Infatti, almeno nel caso dei pensionati ultrasessantacinquenni, esisteva un'alternativa semplice e pratica per dar loro 40 euro al mese, senza i costi di gestione di una "carta acquisti": aumentare semplicemente la pensione.

Come nel caso degli incentivi per il digitale terrestre, grande fanfare e finanziamenti pubblici con ricaduta di vantaggi pubblicitari, propagandistici e operativi per alcuni operatori privati o semipubblici.

giovedì 28 ottobre 2010

Pensioni dei precari: Paolo Attivissimo sbaglia bersaglio ma si corregge

Paolo Attivissimo in questo post "caccia-bufale" tratta da presunta bufala la notizia che l'Inps non divulga le simulazioni delle pensioni dei precari, ma poi si corregge.

Qui il post originale di Paolo Attivissimo (con commenti e doverose correzioni).

Qui la rettifica di Acta, con le controargomentazioni che rettificano il post di Attivissimo.

A differenza di grandi testate italiane, dal TG1 alla Repubblica, al Corriere della Sera e altri, Paolo Attivissimo in genere si informa con grande attenzione, verifica sempre e quando le informazioni che pubblica devono essere rettificate (tutti possono sbagliare) le rettifica volentieri con la collaborazione di tutti. Inoltre Paolo Attivissimo, a differenza delle grandi testate ancora indietro nella comprensione delle dinamiche in rete, pubblica i link e consente i commenti sia nel suo blog, sia nella sua rubrica per Wired. Una lezione per molti grandi direttori italiani di quotidiani nazionali cartacei e televisivi.

mercoledì 27 ottobre 2010

Lezioni di giornalismo (23) - Se sei molto potente fai la vittima

Se sei il direttore del giornale di proprietà della famiglia di un Presidente del Consiglio, lamentati di essere abbandonato a te stesso, senza appoggi e senza potere:

"Ho visto Annozero giovedì scorso e c'era un giornalista che si chiama Paragone che tutti conoscete. È stato trattato come un idiota... ed è venuto fuori proprio così, poveraccio. Perché c'era una congiura ambientale nei suoi confronti, e c'è una congiura ambientale che colpisce tutti noi, che siamo anche stupidi. Non avendo nessun appoggio... per esempio, un partito, ne cito uno a caso, il Pdl... Essendo completamente abbandonati a noi stessi, anche dal Pdl, non siamo in grado di organizzarci. Ma come mai noi non ce la facciamo a conquistare quei margini di libertà, che è anche soperchieria nei confronti degli altri? Perché siamo soli, abbandonati a noi stessi. L'impressione è che a voi, a voi dei giornalisti di destra non ve ne freghi niente, perché preferite Ezio Mauro. E allora teneteveli, teneteveli tutti. O ci aiutate e noi aiuteremo voi a essere più liberi altrimenti siamo fottuti."

Testuali parole di Vittorio Feltri a un dibattito sulla Libertà di stampa, presenti il Ministro Bondi, il Sottosegretario Santanché, il ministro La Russa, il ministro Brunetta, il direttore del TG1 Augusto Minzolini e il direttore di Libero Maurizio Belpietro. Qui sotto il filmato.

lunedì 25 ottobre 2010

domenica 24 ottobre 2010

La pubblicità è l'anima della politica italiana

La distorsione del mercato pubblicitario italiano è il fattore che sta alla base del potere di Silvio Berlusconi. Il confronto fra i dati di  Libero e del Fatto Quotidiano (vendite e pubblicità) chiarisce bene come funziona il meccanismo. Infatti, di chi è la Concessionaria che fornisce di pubblicità sia Libero sia il Giornale? Di Daniela Santanché, sottosegretario, parlamentare e collaboratrice di Silvio Berlusconi, in un'ennesima variante del conflitto di interessi fra politica e controllo dei media.

Purtroppo, si tratta di un problema che pochi hanno compreso e che è molto difficile da spiegare al pubblico televisivo.

venerdì 22 ottobre 2010

Lezioni di giornalismo (22) - Perché i giornalisti hanno paura del Web

Perché i giornalisti italiani (e i loro editori) in genere hanno paura del Web? Perché può capitare che qualcuno scriva un articolo come questo (tutto senza un singolo link e senza possibilità di commento) e qualcuno più esperto sul tema di cui parlano scriva un post come questo.

martedì 19 ottobre 2010

Tempus fugit

Per dimostrare come cambiano i tempi, ecco 13 annunci pubblicitari d'epoca che oggi non potrebbero uscire, oppure sarebbero impensabili, o scatenerebbero tante polemiche da dover essere ritirati subito. Quello che vediamo qui è assolutamente il più blando e meno controverso.

lunedì 18 ottobre 2010

Il ritorno della tv generalista (ma senza fermare la crescita dei social network)

Per anni avevo previsto un ridimensionamento della tv generalista il cui pubblico, soprattutto in Italia, continua a invecchiare. Nel lungo periodo magari può essere ancora vero, anche per probabile convergenza tecnologica delle reti, però la tendenza attuale sembra essere questa: TV per l'immagine di marca (branding); Web e social network per passaparola e fidelizzazione; ridimensionamento della stampa che perde copie e investimenti.
In pratica, il classico spot da 30 e da 60" ha ancora una lunga vita davanti a sé, mentre però nel frattempo si sviluppano ulteriormente gli usi per il marketing di Internet e Social Network.

Se la pensi diversamente, commenta e aggiungi il tuo punto di vista.