martedì 27 gennaio 2015

Il terrorismo in Europa: bolla mediatico-politica?




Qui l'Economist tira le somme di 13 anni di attacchi terroristici in Europa. Nell'immagine i dati.

Praticamente in 13 anni, nel periodo dall'11 Settembre 2001 al gennaio 2015, in Europa ci sono stati 442 morti per attentati terroristici.

Una media di 34 l'anno.

In Europa ci sono anche circa 120.000 morti per incidenti stradali. Ogni anno, non in 13 anni. In tredici anni sarebbero 1.560.000, le dimensioni di una città come Milano. [i numeri si riferiscono ad un'area geografica più ampia di Regno Unito, Spagna, Francia, Olanda, Norvegia, Grecia, Belgio, Italia e Svezia per cui non sono direttamente confrontabili, però è evidente come l'ordine di grandezza sia enormemente diverso]

In Italia nel 2013 i morti per incidenti stradali sono stati circa 3.385, con 257.000 feriti (dati Istat). In un anno solo, in Italia ci sono sette volte i morti per terrorismo di 13 anni in Europa. In un anno solo, in uno solo dei nove paesi presi in esame nel grafico dell'Economist sui morti per terrorismo.

Probabilmente non è un caso se nel grafico non vengono indicati i totali, ma solo dei quadratini per ciascuna vittima. Perché i numeri totali sarebbero palesementi piccoli (442 in 13 anni) rispetto ai numeri dei morti per incidenti stradali (120.000 in un anno), o dei morti per incidenti sul lavoro (circa 1.200 l'anno in Italia), o degli incidenti domestici.

Oppure, per andare negli USA, confrontare con le sparatorie nelle scuole dal 2012 all'inizio del 2015. Il numero di sparatorie nelle scuole americane è spaventoso (oltre 100 casi ad oggi). Se fossero altrettanti attentati terroristici sarebbero considerate un'emergenza internazionale.


È facile fare i terroristi?

Nel 2001, dopo l'attentato delle Torri Gemelle a New York, sembrava che da lì in poi ogni settimana sarebbe caduto un aereo in un attentato kamikaze. Sembrava che bastasse un taglierino per buttare giù un aereo. In realtà si è scoperto che organizzare nuovamente un attentato del genere dell'11 settembre è un po' più complicato di salire a bordo con un coltello. Per ogni aereo occorrono almeno tre attentatori, tutti disponibili a suicidarsi, di cui almeno uno in grado di pilotare un aereo di linea, almeno con perizia sufficiente per portarlo sull'obiettivo e farsi schiantare su di esso. Nel frattempo, i compari devono essere in grado di tenere a bada equipaggio e decine di passeggeri, alcuni dei quali in preda al panico. Evidentemente non è così semplice visto che negli anni seguenti non si è mai più verificato nessun altro attentato del genere -- e non solo per merito delle misure di sicurezza negli aereoporti.

Oggi, dopo la strage di Charlie Hebdo, sembra altrettanto facile organizzare un attentato. L'Europa sembra pullulare di attentatori pronti ad agire. La strage di Charlie Hebdo è molto più facile da organizzare rispetto all'attentato dell'11 settembre. In sintesi occorrono le stesse competenze necessarie per organizzare una rapina in un ufficio postale.


Morti che vanno in prima pagina e morti che non interessano nessuno (eccetto amici e familiari)

Per certi versi si tratta anche di attentati più difficili da prevenire, esattamente come è impossibile prevenire tutte le rapine in banca o agli uffici postali.  Però guardando i numeri, è evidente che il pericolo terrorismo viene esagerato e amplificato mediaticamente anche per motivi politici e psicologici. Il terrorista fa paura, perché compie un atto volontario di violenza. L'incidente stradale non spaventa (e in genere non fa notizia al di fuori della cronaca locale) perché sembra una fatalità: la giustificazione di molti automobilisti che investono un pedone spesso è "non l'avevo visto", implicando il fatto che, non avendo "fatto apposta" la morte del pedone sia meno grave. Cosa che si riflette anche nel diverso allarme sociale e nel trattamento penale: chi uccide un pedone sulle strisce spesso se la cava con la sola sospensione della patente per qualche mese. In sintesi:

  • Se ti uccidono sulle strisce bianche, è stato un incidente.
  • Se ti spara un terrorista, è un'emergenza nazionale.
Ma tu sei morto lo stesso, ed è molto più probabile morire sulle strisce bianche o alla guida della propria auto, che per terrorismo. Basta guardare i numeri.

[Postilla: in breve tempo, venti giorni dopo l'attentato di Charlie Hebdo, è avventuto un incidente mortale analogo per dimensioni ma non per eco mediatica: In Spagna un caccia da combattimento è caduto in fase di decollo uccidendo 12 persone e ferendone una ventina. Nessun allarme sociale nella popolazione, nessuna richiesta di leggi speciali. Se fosse stato un atto terroristico, si sarebbe fermata l'intera Europa]



Nessun commento: