sabato 28 febbraio 2009

Anonimi e frustrati


L'anonimato può avere funzioni utili per la democrazia e in certe situazioni può anche essere un diritto civile, o, in altri casi, essere molto divertente.


Ma può avere delle controindicazioni. Il dibattito anonimo che si è sviluppato qui può avere delle conseguenze inattese o spiacevoli. Ad esempio, lanciare anonimamente la notizia che il tale direttore creativo sta andando via da una certa agenzia, oppure che esiste una certa trattativa, può essere un modo per lanciare una polpetta avvelenata, oppure per segare una trattativa reale, verosimile, ma ancora allo stadio embrionale.

E' un discorso che ho già fatto anche altrove: questa forte propensione dei pubblicitari italiani all'anonimato non rintracciabile e al pettegolezzo anonimo è indice di una grande immaturità civile. Che è anche una delle concause dell'annosa crisi economica e di identità di coloro che lavorano nel mondo della pubblicità italiana.

Strategia del rinvio

Due riflessioni interessanti su Italia e nuove tecnologie: Chi ha paura dell'IT di Giuseppe Cubasia su Punto Informatico, e Facebook non basta, di Alessandro Bottoni.

Non approfondisco ulteriormente, ma secondo me, unendo le due cose (la prospettiva trentennale evocata da Cubasia e le attuali diffidenze politiche sul possibile ruolo di Internet evidenziate da Bottoni) si può pensare che da decenni esiste una strategia di rallentamento delle nuove tecnologie in Italia, dovuta a diversi motivi:

1. Diffidenza culturale;
2. Rendite di posizione dei fornitori di telefonia, connettività ecc;
3. Protezionismo e rendite di posizione della TV generalista;
4. Antica esperienza dei governanti italiani che prediligono classi sociali meno alfabetizzate (l'Italia è sempre stata in coda nelle classifiche di alfabetizzazione dei paesi europei)

venerdì 20 febbraio 2009

A cosa servono i dubbi

L'intelligenza è dubbio. Il dubbio è lo scalino indispensabile per raggiungere un miglior livello di comprensione.

lunedì 16 febbraio 2009

Dalla preistoria televisiva italiana

Marcello Marchesi parla di Carosello, il famoso format pubblicitario della Rai andato in onda dal 1957 al 1977, consistente in un filmato divertente o spettacolare di circa due minuti, privo di qualsiasi citazione del prodotto, seguito da un codino pubblicitario di trenta secondi.



Per chi non lo conosce, Marcello Marchesi era un autore e presentatore televisivo degli anni sessanta, molto famoso all'epoca, autore anche di molti caroselli, fra cui la serie di "Vecchia Romagna Etichetta Nera, il brandy che crea un'atmosfera". Ha scritto una quantità di aforismi, fra cui "Nel loro piccolo anche le formiche si incazzano" che ha dato il titolo alla fortunata serie editoriale a cura di Gino e Michele.

sabato 14 febbraio 2009

Dio e i suoi ghostwriter

Ted in questo post afferma che Dio è un copywriter e Gesù fu l'autore dei primi claim della storia. E lo sottolinea aggiungendo l'inciso "per la precisione". L'affermazione però è particolarmente imprecisa. In realtà Gesù scrisse ben poco, e gli eventuali meriti per la qualità della scrittura vanno ai suoi numerosi cronisti e traduttori. Questi si applicarono al lavoro qualche decennio dopo la morte del protagonista, firmandosi con i nomi di Marco, Matteo, Luca, Giovanni e altri (non autorizzati).

Inoltre, forse perché vive e lavora a Roma, dove l'ombra proiettata dalla Chiesa Cattolica è particolarmente ampia e pervasiva, Ted dimentica numerosi altri grandi copywriter, precedenti di secoli o anche millenni. Ad esempio:

Archimede, con il suo "Eureka".

Giulio Cesare, con modi di dire quotidiani ancor oggi: "Veni, vidi, vici"; "Il dado è tratto."

Gli autori del Mahabharata, il poema epico e testo sacro indiano lungo come dieci Bibbie, da cui qualche buon claim probabillmente si può trarre.

Lao Tzu, autore del Tao Te Ching, il testo fondamentale del taoismo ("Chi parla del Tao non lo conosce, chi conosce il Tao non ne parla"; "Trenta raggi convergono sul mozzo, ma è il foro centrale che rende utile la ruota.").

Sun Tzu, il misterioso generale cinese autore dell'"Arte della guerra".

Siddhārtha Gautama, detto il Buddha, che qualche frasetta a effetto l'ha coniata anche lui.

Il misterioso poeta greco Omero.

Innumerevoli filosofi greci.

E altri grandi autori dell'antichità pre-cristiana, i cui testi venivano rodati giorno per giorno, sera dopo sera, davanti al fuoco, declamati davanti a un pubblico attento e capace di critica anche feroce, come illustrato secoli dopo da William Shakespeare nel suo "Giulio Cesare":

CINNA - Mi chiamo Cinna.
PRIMO PLEBEO - Fatelo a pezzi! E' uno dei cospiratori.
CINNA - Ma sono Cinna il poeta, sono Cinna il poeta!
PRIMO PLEBEO - Uccidetelo per i suoi brutti versi.

William Shakespeare, Giulio Cesare, III, 3

Competenza? No grazie.

Francesco Rutelli è stato lo sfortunato padre del progetto Italia.it, ereditato da precedenti padri bipartisan altrettanto sventati.

Dopo aver dimostrato di capire poco di Internet, adesso dimostra di capire poco anche di intercettazioni telefoniche. Oppure di fare una gran confusione per favorire gli avversari del suo attuale partito politico.

Francesco Rutelli ha 54 anni e viene tuttora considerato una giovane promessa della politica italiana. La sua inesperienza tecnologica lo rende particolarmente versatile ed estremamente adatto a dirigere le istituzioni nel mondo moderno, perché il suo pensiero non è appesantito da inutili pregiudizi e dal fardello della competenza.

lunedì 9 febbraio 2009

Parole, parole, parole

Lo scrittore, dilettante o professionista, non deve mai dimenticare che, per quanto possa apparire chiaro e inequivocabile un testo, esso può sempre essere interpretato in modo diverso da persone diverse. Ecco un esempio:

Il Catechismo della Chiesa Cattolica, redatto da una commissione presieduta dall’allora cardinale Joseph Ratzinger, al capitolo “Il rispetto per la vita umana”, 2278, recita:

“L’interruzione di procedure mediche onerose, pericolose, straordinarie o sproporzionate rispetto ai risultati attesi può essere legittima. In tal caso si ha la rinuncia all‘’accanimento terapeutico’. Non si vuole così procurare la morte: si accetta di non poterla impedire. Le decisioni devono essere prese dal paziente, se ne ha la competenza e la capacità, o, altrimenti, da coloro che ne hanno legalmente il diritto, rispettando sempre la ragionevole volontà e gli interessi legittimi del paziente”.

Come si può vedere, la Chiesa Cattolica oggi interpreta questo articolo del suo Catechismo in modo diametralmente opposto a quel che sembra affermare...