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domenica 12 giugno 2022

Come i giornali descrivono gli incidenti stradali - ebook gratis, in formato ePub e pdf

I giornalisti spesso descrivono gli incidenti stradali in modo paradossale, e non se ne rendono conto. Per esempio le automobili sembrano animate di vita propria. L'auto impazzita viaggia contromano, urta i veicoli parcheggiati e si schianta nella rotonda.

In questo ebook gratuito in formato ePub una breve storia del rapporto fra giornalismo e automobile, la citazione di tre studi scientifici sul tema di come i giornalisti trattano gli incidenti stradali (con gli originali scaricabili),  l'analisi di numerosi articoli della stampa italiana (con casi assurdi e paradossali, ma frequenti e normali in cronaca locale) e infine le linee guida per i giornalisti inglesi, rilasciate nel 2019, che possono aiutare a correggere il fenomeno e scrivere articoli migliori.

Se hai osservazioni sul libro fammele conoscere nei commenti. Se ti piace, fai una recensione positiva su Amazon (dal 16 al 20 giugno 2022 sarà scaricabile gratis)

Qui gli altri miei libri:

Mobilità

Copywriting

Direct Marketing
Yoga e filosofia dello yoga
Vignette, umorismo e satira

Libri cartacei

lunedì 31 gennaio 2011

La qualità della pubblicità italiana. Perché l'ADCI sbaglia

L'Art Directors Club Italiano si occupa della qualità creativa della pubblicità italiana. Da un paio di decenni si dannano, si  tormentano e si arrovellano per trovare la pietra filosofale del miglioramento della qualità creativa e professionale della pubblicità italiana. Tre anni fa feci questa osservazione:

È un problema di base e di numeri.




Con il quadruplo di lavori fra cui scegliere, è inevitabile che la qualità dei migliori lavori inglesi sia superiore.

È come una piramide: il modo più semplice per alzare la vetta è allargare la base.

Migliorare la qualità dei lavori lavorando su giurie e selezioni dell'Annual è come voler far crescere una pianta tirandola per le foglie. Un'illusione.

"Troppa libertà fa male, il popolo è minorenne..." "Bravo dottore, bravo"


Sul blog di controinformazione pubblicitaria Bad Avenue è stato fatto, da parte di un commentatore anonimo, un interessante accostamento fra questa scena tratta dal film Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto e questa intervista di YouMark a Vicky Gitto, uno dei più grandi direttori creativi italiani, alto dirigente di una grande agenzia pubblicitaria internazionale, Young & Rubicam Brands.

Vicky Gitto nell'intervista snobba blog e social network con argomentazioni che io consideravo superate ancora nel 1994, anno in cui fu eletto per la prima volta l'attuale Presidente del Consiglio. Probabilmente in Italia il tempo si è fermato.

venerdì 19 novembre 2010

Come falsificare la realtà: "Dall'Odissea al mondo Ikea"

Conosco Davide Pinardi per aver frequentato, anni fa, un suo corso di scrittura creativa che si è rivelato molto utile anche per il mio lavoro. Consiglio chi è a Milano di fare un salto alla presentazione del suo ultimo libro.

Venerdì 26 novembre 2010 alle ore 18
Giovanna Cracco, Giorgio Galli e Walter Pozzi presentano "Narrare - Dall'Odissea al mondo Ikea" di Davide Pinardi (Pagina Uno editore) e ne discutono con l'autore

Libreria Odradek
Via Principe Eugenio 28
20155 Milano
tel. 02 314948

"Un talk-show o una partita di calcio possono essere considerati oggetti narrativi?
You Tube o un centro commerciale possono essere paragonati a Guerra e Pace o alla Divina Commedia?
Secondo Davide Pinardi la risposta è sì.
Infatti la narrazione non si limita alla fiction e alla creazione artistica ma è diventata una delle forme fondamentali di rappresentazione della realtà. E, nel rappresentarla, le sue tecniche vengono utilizzate non di rado per deformare, per falsificare, per distrarre.
Orientarsi tra le maglie della società dello spettacolo è sempre più difficile. E, per capire tanta parte della contemporaneità, occorre riprendere a studiare le regole strutturali della drammaturgia e della letteratura elaborate in secoli di esperienze. Riflettere sul presente guardando al passato.
Per decifrare storytelling, showbusiness e infotaiment, per orientarsi nelle neo-narrazioni della politica, del design e del web, per riconoscere pubblicità virali, seduzioni di massa e finzioni scientifiche bisogna insomma ripartire dalle fondamenta delle cosmologie originarie, dalle parabole religiose, dai classici della letteratura.
Se viviamo in un mondo di narrazioni, è utile studiare le strutture-base del narrare."

sabato 26 giugno 2010

Occhio allo spot... ma l'agenda la detta l'informazione

Qui si fa una giusta critica di comunicazioni pubblicitarie sessiste, ricche di immagini ammiccanti, soft-porno e non lusinghiere nei confronti della figura sociale della donna. Occorre però fare un paio di osservazioni:

1. NON è vero che la pubblicità sia all'avanguardia dell'osceno: in fatto di soft-pornografia la pubblicità è al rimorchio di stampa e tv generalista: infatti sin dagli anni 80 le copertine di Panorama erano ben più esplicite di questa campagna stampa. Per non parlare di quel che si vede in TV nelle reti "per famiglie". Sono TV e informazione che dettano l'agenda, cercando spesso il minimo comun denominatore per raggiungere il pubblico più ampio, ovvero sesso, pettegolezzi e violenza.

2. Occorrerebbe inserire nel curriculum scolastico anche la "comprensione e decodifica dei Media", a partire dalle scuole elementari.
L'informazione è spesso più ingannevole della pubblicità tradizionale che, almeno, ha il pregio di essere esplicita e di avere un committente chiaramente identificato. Di fronte alla pubblicità solo i più ingenui non si rendono conto che è un messaggio di parte e quindi va sempre esaminato criticamente. Di fronte ai Telegiornali moltissimi spettatori sono totalmente indifesi.

venerdì 18 giugno 2010

Pubblicità ingannevole da parte della Rai?

Secondo Altroconsumo e altri, gli spot Rai che parlano di "Tifo libero", sarebbero ingannevoli. Non è vero infatti che i Campionati Mondiali di Calcio vengono offerti gratuitamente dalla Rai al suo pubblico, sia perché le partite diffuse sono solo alcune e non tutte, sia perché il servizio è offerto solo via digitale terrestre.
E, infine, perché la Rai viene finanziata dai cittadini -- compresi quelli che non la guardano, non la ricevono o, secondo alcune interpretazioni all'interno di un autentico caos normativo, compresi quelli che non hanno la tv ma dispongono di accesso a Internet -- con il canone e, quando questo non basta, con le tasse generali, da cui viene attinto per ripianare il deficit dell'azienda.

domenica 21 marzo 2010

Libertà di stampa. Una notizia cattiva e una quasi buona

Secondo questa ricerca dell'Australian Centre for Independent Journalism, ripresa in italiano dal blog Libertà di stampa diritto all'informazione, più della metà degli articoli dei giornali esaminati erano ispirati da comunicati stampa e attività di pubbliche relazioni aziendali.

Si tratta di due notizie, una cattiva e una quasi buona:

  • Quella cattiva: gran parte di quel che leggiamo (o peggio ancora sentiamo alla radio o vediamo in tv) è influenzata direttamente o indirettamente dalla propaganda aziendale e politica.

  • Quella quasi buona: senza il finanziamento diretto e indiretto della pubblicità aziendale, forse la libertà di stampa non esisterebbe o sarebbe molto meno sviluppata.

È difficile immaginare un mondo in cui stampa, radio e tv sono interamente pagati dai lettori e dagli abbonati. Salvo rare eccezioni, le pubblicazioni prive di pubblicità sono molto costose e, in genere, hanno una circolazione molto limitata perché solo poche persone sono così interessate a quel tipo di informazione per pagarne il prezzo elevato. Di solito si tratta di pubblicazioni medico-scientifiche (che peraltro spesso sono fortemente influenzate dalle industrie farmaceutiche, in modo ancora più indiretto rispetto al finanziamento pubblicitario: col finanziamento delle ricerche), pubblicazioni settoriali o professionali, pubblicazioni finanziarie.

Un'eccezione, almeno in Italia, è il mensile Altroconsumo, corazzata editoriale dell'associazione omonima. Con circa 300.000 soci-abbonati è un mensile totalmente privo di pubblicità. Per 11 numeri costa 78 € (circa 7 euro a numero), mentre in edicola costa una decina di euro. La stampa è a colori ma molto spartana, con una foliazione intorno alle 90 pagine. Per fare un esempio a contrasto, Wired Italia, una pubblicazione Condé Nast, con una foliazione doppia e una stampa di qualità superiore, fortemente basata per il suo bilancio anche sulla pubblicità, costa meno della metà in edicola, e viene fortemente promossa in abbonamento (intorno ai 20 € annui, meno di un terzo del costo di Altroconsumo). [Nota: sono abbonato con soddisfazione a entrambe le pubblicazioni, ad Altroconsumo da oltre quindici anni, quindi non sto formulando una critica o un giudizio di valore sulle due diverse strategie editoriali]

Altroconsumo riesce nel suo proposito di uscire in edicola e in abbonamento senza pubblicità con queste tirature (300.000 copie rappresentano una pubblicazione di massa, in Italia: è l'ordine di grandezza di newsmagazine come L'Espresso e Panorama) per tre motivi: interesse generale (tutti sono consumatori, quindi potenzialmente interessati all'informazione obiettiva sui prodotti e ai numerosi test comparativi realizzati internazionalmente dal gruppo di associazioni di cui Altroconsumo fa parte); costi al lettore relativamente elevati (un prezzo più che doppio rispetto a pubblicazioni "più ricche" in termini di pagine, stampa e quantità di testo redazionale); una grande aggressività di marketing (chi diventa socio di Altroconsumo viene, anche giustamente, bombardato di offerte di abbonamento e acquisto di altre riviste, pubblicazioni e servizi dell'associazione). Con tutto questo i suoi prezzi di copertina e di abbonamento sono oltre il doppio di altri prodotti editoriali con analoga diffusione.

Infatti, le testate che si reggono esclusivamente sulle loro vendite, senza ospitare nessuna pubblicità sono eccezioni e non la regola. Il motivo: gran parte del costo del periodico o del quotidiano che compriamo in edicola o che riceviamo in abbonamento, viene pagato dalla pubblicità, direttamente o indirettamente.

Cosa significa questo? Secondo me:

  1. La pubblicità finanzia la libertà di stampa perché solo una piccola quota di lettori sarebbe disponibile a pagare l'intero prezzo della pubblicazione che trova in edicola (in genere superiore al doppio del prezzo di copertina);
  2. Comunque gran parte delle cose che leggiamo sui giornali o vediamo in tv, è o può essere condizionato o influenzato dalla pubblicità e dalla propaganda. Quindi bisogna imparare a fare attenzione e decodificare la comunicazione. NON credere a tutto quello che si vede in tv o si legge sui giornali dovrebbe essere insegnato a scuola, a partire dalle scuole elementari se non dall'asilo infantile.
  3. La libertà di stampa nel complesso è tutelata soprattutto dalla pluralità delle voci, che devono essere incoraggiate il più possibile. E un mercato pubblicitario sano e trasparente ha un ruolo importante nel favorire la pluralità delle voti (il problema italiano è che il mercato della pubblicità è particolarmente malato e opaco, con gravissime commistioni con la politica e la finanza).