giovedì 31 dicembre 2009

5 previsioni per Facebook

Qui, cinque previsioni per Facebook nel 2010.

In rapidissima sintesi: 1. Il futuro di Facebook parte con FriendFeed; 2. Facebook vuole lavorare sul tempo reale; 3. Facebook cercherà una sempre maggiore integrazione con il resto del Web (sfidando anche Google nell'ambito delle ricerche); 4. Facebook si adatterà alle diverse zone geografiche della Rete; 5. Facebook sta valutando di lanciare una moneta virtuale.

Aggiungo io, una considerazione storica: Facebook è l'idea che non hanno avuto i gestori di AOL, America Online. Se nel 1996-1999 AOL avesse avuto quel genere di idea per i suoi milioni di utenti a pagamento, oggi forse sarebbe l'azienda più importante del mondo.

Digitale terrestre, innovazione per poveracci

Ho già scritto dei motivi per cui il digitale terrestre mi sembra una patacca, ovvero una mezza truffa di qualità neanche tanto eccelsa.

Ecco qui altri motivi, più tecnici e strategici. In pratica, entro dieci anni, probabilmente si cambierà ancora sistema, perché il digitale terrestre è un accrocchio provvisorio che offre principalmente il vantaggio di far vendere più tv e decoder.

Ufficialmente su YouTube... presumibilmente fra qualche ora

La Presidenza della Repubblica comunica di avere aperto un canale ufficiale su YouTube. Tale canale verrà inaugurato con il messaggio di fine anno previsto per il 31 dicembre a reti unificate in tv.

Per il momento il link non funziona. Probabilmente sarebbe stato meglio prima aprire il canale su YouTube, mettervi un primo filmato relativo proprio a questa novità (ad esempio il portavoce del presidente che comunica la cosa e le intenzioni che l'hanno ispirata) e poi, a link funzionante e operativo, comunicare la notizia in pompa magna.


Aggiornamento: ora il link funziona, ecco il primo filmato, decisamente molto ufficiale:

La possibilità di fare commenti è stata disattivata. Forse le istituzioni non sono ancora pronte per un dialogo troppo interattivo...

mercoledì 30 dicembre 2009

Corso di scrittura creativa in cento chiacchierate

Un interessantissimo corso di scrittura creativa, con interessanti considerazioni sulla tecnica e sul talento.

Nel paese dei gattopardi...

Nel paese dei gattopardi, ogni cosa arriva sempre troppo tardi.

L'attenzione al cliente di Trenitalia

Un altro esempio di customer care di Trenitalia: un ragazzo senza braccia sale sul treno senza biglietto e, nonostante avesse i soldi per pagare, viene rimproverato dal capotreno "perché avrebbe potuto farlo con le macchine automatiche". Non solo: viene anche fatto scendere, e la polizia ferroviaria prende le generalità dell'unico viaggiatore che prende le sue difese. Non solo: quando il viaggiatore chiede le generalità di controllore e poliziotti, questi rifiutano "perché non sono tenuti a identificarsi", cosa che mi risulta del tutto falsa: la divisa non è un'identificazione e tutti i pubblici ufficiali, controllori compresi, sono tenuti ad esibire il loro tesserino se richiesto.


Qui le rettifiche di Trenitalia e testimonianze di altri viaggiatori.

martedì 29 dicembre 2009

Pagare le bollette è difficilissimo: Enel, l'energia che ti ascolta per modo di dire

Ho cambiato banca e devo cambiare l'addebito automatico per Enel Gas ed Enel Energia Elettrica. Considerando che con la Visa e con Tele2 è bastato telefonare per comunicare il nuovo numero IBAN, non dovrebbe essere difficile.

Primo tentativo
Vado nella nuova banca nel dicembre 2008. Mi dicono che, se chiudo l'altro conto possono fare tutto loro. Se tengo ancora aperto l'altro conto (devo tenerlo aperto per qualche tempo per ricevere pagamenti e varie) allora devo andare nella vecchia banca e revocare io gli addebiti automatici. Vabbè.

Secondo tentativo
Revoco tutti gli addebiti automatici. Vado nella nuova banca con tutte le bollette (luce, gas, acqua) e compilo i moduli per riattivare i nuovi RID. Mi dicono che alcune bollette potrebbero non essere pagate nel passaggio fra una banca e l'altra. Vabbè.

Passa qualche mese, arrivano le nuove bollette. Solo quella dell'acqua è andata a buon fine.

Terzo tentativo
Rifaccio la trafila per Enel luce ed Enel gas.

Passa qualche mese e non è andato a buon fine niente. Anzi, una bolletta è anche andata perduta e mi sollecitano il pagamento.

Quarto tentativo.
Vado in un negozio Enel dove penso di poter pagare le bollette e sistemare la faccenda dei pagamenti.
Invece: 1. NON posso pagare le bollette, devo comunque andare in posta; 2. Posso chiedere di pagare con carta di credito, ma, 3. NON posso avviare l'addebito con carta di credito: l'impiegata può richiedere che mi mandino a casa il modulo cartaceo che io potrò rispedire; 4. E comunque, il modulo può farmelo mandare solo per Enel Energia Elettrica ma non per Enel Gas perché si chiamano tutti Enel (come il negozio), ma sono tre parrocchie diverse.

Ovviamente: l'utente che riceve bollette tutte uguali con scritto ENEL e l'aspidistria raggiata deve comunque comprendere ed avere presente che si tratta di una galassia di società diverse che non si parlano fra di loro. È l'utente che è tonto, mica loro che danno lo stesso nome a tutte le aziende e le distinguono con qualche aggettivo e sfumature di grigio.

Quinto tentativo.
Arriva il modulo per l'addebito con carta di credito, lo compilo e lo rispedisco. Dopo qualche mese arriva la prima bolletta di Enel Energia Elettrica pagata. Missione compiuta.

Resta il problema di Enel Gas.

Sesto tentativo.
Telefono. Mi danno uno strano codice che devo dare in banca. Per avere un Piano B chiedo anche come fare per pagare con carta di credito. Mi dicono di rivolgermi in banca. E comunque, mi aggiunge l'operatrice, "se riesco" posso provare a pagare online.

Settimo tentativo: provo anche online
Premetto che sono un pioniere del commercio elettronico. Ho comprato computer, accessori per computer, attrezzature sportive, abbigliamento, libri, dischi, dvd, servizi vari online sin dal 1994, affrontando spesso i bizantinismi e le micidiali combinazioni procedurali di poste e dogane italiane. Sono un cliente Amazon USA, Amazon UK Amazon Francia dal 1996.

Le complessità dell'interfaccia utente dei vari servizi Enel sul Web è tale che è impossibile spiegarla.

Insomma, dopo sette tentativi, non sono ancora riuscito ad attivare un addebito automatico della bolletta del gas di Enel "L'energia che ti ascolta".

E tutto questo non per non pagare, o per farsi rimborsare, o per ottenere indebiti vantaggi, ma semplicemente per pagare le loro bollette.

Ragazzi dell'Enel, date retta a me: non solo non siete l'energia che ascolta, ma non vi parlate nemmeno fra di voi!

E non dite che è colpa delle banche. Se con Visa e Tele2 basta una telefonata per dargli l'iban, e con voi ci vuole tutto questo casino e ancora non ci si riesce, è colpa vostra.

mercoledì 23 dicembre 2009

Customer care all'italiana: informazioni inutili e tiepida propaganda aziendale


Nella home page del sito Trenitalia oggi c'è un utile riquadro: "AVVISO Allerta maltempo - per informazioni".

Visto che nei giorni precedenti ha nevicato in tutto il nord Italia, cliccando sul link uno si immagina di trovare informazioni sulla situazione odierna: qui tutto a posto; qui qualche ritardo; qui un treno soppresso per neve, qui abbastanza a posto.

Invece trova un comunicato stampa con un'intervista tranquillizzante dell'amministratore delegato Mauro Moretti, datata 21 dicembre 2009... (E speriamo che il sito sia fatto come si deve e il link non scompaia nel nulla fra qualche giorno :-)

Insomma, per il principale gestore ferroviario italiano sembra che il sito, oltre che un distributore automatico di biglietti, sia un canale per tranquillizzare la gente con comunicati stampa e pubbliche relazioni che minimizzano eventuali problemi, invece di cercare di informare in modo accessibile e puntuale sulla situazione del giorno.

Ovviamente, trattandosi di Trenitalia, l'erede delle gloriose FFSS, dopo aver letto le parole tranquillizzanti dell'amministratore delegato Mauro Moretti, appena si arriva in stazione si apprende che alcuni treni hanno anche due ore e mezzo di ritardo.

(Aggiornamento: qui un punto di vista diverso da quello ufficiale di Trenitalia, sulla situazione delle ferrovie.)

martedì 22 dicembre 2009

Giro di vite legislativo

Dodici anni di carcere per chi istiga alla violenza su Internet. Sei mesi di sospensione della patente per chi uccide un pedone sulle strisce bianche.

lunedì 21 dicembre 2009

"Facebook è un concorrente della tv, più potente e più divertente..."

L'intervento di Gianluca Dettori a Working Capital. Fra le cose che dice:

"Siamo un museo delle cere. L'Italia è una nazione che investe nel passato."

"Facebook viene usata per cinque ore alla settimana in media. Facebook è un concorrente della TV più potente e più divertente."



Gianluca Dettori è stato il primo presidente di IAB Italia, nel 1999. Dopo essere stato direttore marketing di Italia Online e poi direttore generale di Lycos, ha fondato Vitaminic. Attualmente è fondatore e presidente di Dpixel, società di venture capital nel settore hi-tech. In questo intervento si sfoga e dice alcune cose che, in Italia, molti vorrebbero che non fossero mai dette in televisione in prima serata. E, purtroppo, per ora nessuno le dice a quel 60% di italiani che ancora NON sanno cos'è Internet e vengono disinformati dai vari TG di ogni orientamento.

Il sintomo NON è la malattia. I "fake ads" sono solo un sintomo

Su KTTB si parte una nuova e importante tappa dell'interminabile discussione sulle "Campagne Finte", oggi denominate più esoticamente Fake ads. A mio parere il tema è interessante in quanto rappresenta bene come molte persone nel settore della pubblicità tradizionale tenda a camminare in avanti tenendo la testa ben rivolta indietro.

L'articolo è scritto da Giovanni Pagano, uno dei più grandi art director e creativi italiani, autore di campagne famose sia come direttore creativo sia come freelance. Uno dei più bravi creativi italiani ma, con tutto il rispetto, anche uno dei più tradizionalisti (termine che non comporta un giudizio di valore: anche Umberto Eco, attualmente può essere considerato un grande tradizionalista).

Secondo me alla sua invocazione un direttore marketing serio direbbe:

Quali sono i dati? Quante sono le campagne "finte"? Quante sono le campagne finte che vengono premiate? E' possibile confrontare questi dati fra diversi paesi?

Senza una valutazione anche numerica del fenomeno (che non sia "in moltissimi casi", "tutti sanno che" ecc.), siamo nel confronto ideologico.

Intendendo per ideologico: ognuno resta fermo sulla sua "verità" e non si smuove.

Dal mio punto di vista, la facilità con cui si possono creare campagne finte è solo un sintomo e non il problema.

Sintomo che la soglia d'ingresso della produzione pubblicitaria è così bassa tecnicamente e finanziariamente (basta creare un filmato e pubblicarlo su YouTube) che oggi praticamente chiunque può accedervi.

E infatti uno dei problemi della comunicazione pubblicitaria moderna (per chi resta ancorato ai vecchi schemi) è l'estrema frammentazione dei media, che cambia lo scenario e i rapporti. I media pubblicitari sono aumentati, ed è più facile accedervi. Questo cambia tutto, rispetto alla situazione "Stampa, Tv e Affissioni" vista dal 1950 al 1994, anno dell'ingresso in società di Internet.

Pensare che "il problema" siano le campagne finte è legittimo, ma significa restare ancorati allo scenario degli anni '80 del secolo scorso.

La realtà attuale viene invece ben descritta in questo post di Marco Massarotto.

Continuare ad angustiarsi sulle campagne "finte" (e anche continuare a realizzarle), a mio parere è una perdita di tempo. È come il fenomeno dell'MP3 nell'industria musicale: se un fenomeno è tecnicamente facile, accessibile e possibile, non è con una presunta moralizzazione che si risolve il presunto problema. E' semplicemente il mercato che cambia. Bisogna rispondere con misure multiple, fra cui cambiare o far evolvere il modello di business.

mercoledì 16 dicembre 2009

Pubblicitari e attentati

Qui nel blog di KTTB appare una lettera pubblica del Presidente ADCI, Art Directors Club Italiano, l'Associazione che ogni anno si autoproclama "dei migliori creativi italiani".

A un certo punto dice: "Se a Berlusconi fosse arrivato in testa un cono ADCI invece che un altro oggetto, si parlerebbe di noi!."

Dire che se l'attentatore del Duomo per compiere il suo gesto criminale avesse usato un cono ADCI (il cono di pietra e ottone che viene dato a chi vince i premi dell'Associazione) adesso "si parlerebbe di noi" può essere una battuta fra amici, ma riportarla in una lettera pubblica come "spunto" dimostra una mancanza sia di tatto e opportunità sia di visione strategica che fa il paio con quel direttore creativo italiano che l'anno scorso al Blogfest disse che l'attentato delle due torri fu "un'idea della madonna".

Con queste pillole di saggezza snocciolate così da importanti direttori creativi, sembra che uno degli obiettivi più auspicabili della comunicazione pubblicitaria possa essere semplicemente "fare clamore".

Come dire: ragazzi, facciamo un po' di casino, mettiamoci il nostro marchio, qualcosa succederà. :-)

E poi, nel mondo della pubblicità italiana, c'è chi critica col sopracciglio alzato i metodi pubblicitari di Oliviero Toscani perché fermi agli anni settanta. Be', rispetto alla maggior parte dei suoi colleghi creativi, almeno Oliviero Toscani è uno che "a fare casino" ci riesce, e in più è anche rispettato dai suoi clienti.

lunedì 14 dicembre 2009

Lezioni di giornalismo (8) - Emozioni all'italiana

Le analisi di molti opinionisti e uomini politici italiani più o meno interessati sul caso dell'attentato a Berlusconi sono irrazionali e puramente emotive. Bisognerebbe partire invece da un minimo di analisi tecnica, alla portata di chiunque abbia almeno una preparazione teorica di sicurezza e prevenzione degli attentati.

Si tratta di un banale incidente dovuto principalmente a buchi nel servizio di sicurezza uniti alla naturale indisciplina e insofferenza alle regole del capo del governo.

BUCHI del servizio di sicurezza, perché una persona che si avvicina a una personalità pubblica con un oggetto in mano deve essere individuata e seguita a vista dalle guardie del corpo molti metri prima che sia a portata. Chiunque abbia un ombrello, una borsa, un oggetto qualsiasi in mano è un potenziale pericolo da tenere d'occhio. Particolarmente in una situazione in cui sono presenti contestatori. Non è facile, ma è questo il motivo per cui alcune personalità hanno decine di guardie del corpo.

Inoltre, quando chiunque fa un gesto qualsiasi che "potrebbe" essere il lancio di una bomba o prendere la mira con una pistola, una o due guardie del corpo devono pararsi avanti per proteggere la persona con il loro corpo. Cosa che, dal filmato, non appare.

Errore o tragica fatalità, c'è una responsabilità diretta del servizio di sicurezza.

INDISCIPLINA e insofferenza alle regole, perché la personalità pubblica vittima dell'attentato, qualunque sia il suo stato, deve essere portata via immediatamente, mentre in questo caso sicuramente è stato Berlusconi in persona (con notevole e anche ammirevole presenza di spirito personale, ma con la solita indisciplina pratica) che ha deciso di restare qualche minuto e di uscire dalla macchina con la faccia insanguinata per "rassicurare" i suoi (e farsi riprendere).

In questa seconda parte dell'attentato c'è una responsabilità di gestione di Silvio Berlusconi, insieme a una responsabilità del capo del suo servizio di sicurezza che non ha saputo o non ha voluto farsi valere. Nei minuti immediatamente seguenti una situazione di pericolo il comando e ogni decisione spetta al capo del servizio di sicurezza, fino al momento in cui la personalità pubblica non è al sicuro e la sua situazione fisica non è stata accertata. Con ogni evidenza Berlusconi ha scavalcato il suo capo del servizio di sicurezza (come è sua frequente abitudine con i suoi collaboratori), oppure, durante la breve pausa in macchina, ha concordato con lui che la situazione era meno pericolosa di come sembrava.

Infine: perché banale incidente?

Perché essere importunati da pazzoidi o maniaci fa parte della job description di tutte le persone pubbliche.

Infatti, se questo pseudoattentato è frutto del "clima d'odio", dov'era il clima d'odio nei confronti di John Lennon?

Per vedere il filmato e leggere una ricostruzione dei fatti meno emotiva di quelle che appaiono sui giornali italiani, basta puntare qui.

Per quel che riguarda i buchi del servizio di sicurezza, mi segnalano questo articolo del Corriere della Sera.

sabato 12 dicembre 2009

L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità via Internet

Anni fa ci fu una discussione epica, nell'ambito dell'Art Directors Club Italiano, su originalità e plagio. Tale discussione non fu mai chiusa e probabilmente non si chiuderà mai. Le mie tesi erano un po' eretiche, e si articolavano su due punti:

  1. Copiare è lecito. Anzi, è una precisa tecnica creativa molto usata anche dai grandi (William Shakespeare è il primo esempio che salta alla mente di chi conosce la storia della letteratura). Basta non farsi scoprire, ovvero copiare con intelligenza. Oppure aggiungere tanto di quel valore che la copia diventa talmente più grande dell'originale che l'autore di quest'ultimo può essere solo lusingato (è il caso appunto di Shakespeare, ).
  2. Copiare, stringi stringi, in molti casi è solo una questione di "pagare i diritti", in senso metaforico oppure in senso proprio. Ad esempio, se vedi una fiction sulla tv spagnola intitolata, poniamo "Los Cerrano" e la imiti spudoratamente in qualche maniera in Italia, stai copiando. Se compri il format, stai facendo "I Cesaroni" e nessuno ti dice niente.

La tesi dominante, invece, era basata sull'assunto neo-romantico "la creatività deve essere originale, l'originalità deve essere assoluta", assunto praticamente impossibile da applicare nella realtà perché, soprattutto oggi, è difficilissimo produrre un'immagine o un titolo senza che, da qualche parte nel mondo, non ci sia qualcuno che, del tutto casualmente, abbia prodotto qualcosa di analogo.

Il problema è che una volta, copiare senza farsi accorgere era relativamente facile. Bastava abbonarsi a una rivista straniera, oppure comprare qualche libro esotico e ispirarsi da lì. Le probabilità che qualcuno se ne accorgesse erano basse, e nel caso, al massimo poteva spettegolare con il collega di stanza o con un paio di amici a pranzo.

Con Internet le cose sono diventate più difficili. Se si copia un po' troppo disinvoltamente è facile essere scoperti, ed è facile che qualcuno divulghi la cosa. Infatti esiste un sito di culto, chiamato Joe la Pompe, che si occupa solo di questo.

Ecco un esempio mi mette personalmente in difficoltà, perché non so bene come applicare le mie tesi. Un famoso fotografo americano, Philip Toledano, realizza la foto di una ragazza il cui vestito è costituito di mani, presumibilmente maschili. La foto può avere innumerevoli significati, sia lieti, sia inquientanti. Non a caso la foto fa parte di una serie chiamata "Hope & Fear".


Qualcuno vede l'immagine e ne trae un'ispirazione.

Potrebbe essere l'immagine ideale per rappresentare i pericoli che corrono i bambini in un mondo di adulti pericolosi. E nasce la campagna "Togliamole le mani di dosso". È copiata? Non è copiata?



Le mie considerazioni, del tutto provvisorie: in base alla mia tesi n. 2, non ci sarebbe nulla da eccepire se la foto fosse stata fatta, in entrambi i casi, da Philip Toledano, cosa che non risulta esaminando la pagina, oppure se ci fosse stata la scrittina, da qualche parte, "omaggio a Philip Toledano" oppure "ringraziamo Philip Toledano per averci autorizzato ecc ecc".
In base alla mia tesi n. 1, invece, hanno copiato ma si sono fatti scoprire.

martedì 8 dicembre 2009

Alcune utili riflessioni sulla pubblicità

Le svolge qui KTTB, direttore creativo di una piccola agenzia che, a differenza di alcune grandi agenzie italiane, non partecipa a gare non retribuite e non svende il suo lavoro.

venerdì 4 dicembre 2009

Business as usual sotto il tetto che brucia

KTTB dice: "La logica del breve termine in tempi di crisi porta a un grande paradosso: per sopravvivere al lungo inverno bruciano il tetto. "

Infatti. Da anni i dirigenti di molte grandi agenzie pubblicitaria italiane (ma in realtà semplici sedi secondarie di multinazionali) scavano la fossa alla pubblicità italiana.