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domenica 5 dicembre 2021

'Consigli utili per partite iva e freelance', ebook GRATIS in formato ePub (e i link a tutti gli altri miei libri)



Consigli utili per partite iva e freelance è un breve libro in formato ePub facilmente leggibile su tutti i computer e anche su telefonino e tablet.

Gli argomenti principali:

  • Quanto fatturare e come definire i propri obiettivi di fatturato
  • come fare i preventivi, con diverse metodiche
  • come trovare nuovi clienti e sviluppare il lavoro

Può essere utile anche per cercare lavoro come dipendente e per fare sviluppo per la propria piccola azienda.

Se il libro ti piace, ti è utile e fai una buona recensione su Amazon mi fai un favore. Se non ti piace, fammi sapere perché così magari posso migliorarlo per una prossima edizione.

Scaricalo qui, gratis e senza impegno: Consigli utili per partite iva e freelance, ebook gratis

(Se conosci giovani freelance, persone che hanno appena aperto la partita iva, dipendenti che vogliono mettersi in proprio,  persone che rischiano il licenziamento e rischiano di essere obbligati ad aprire una partita iva, segnalagli il link. È gratis e senza nessuna necessità di registrazione, fornire dati, fornire e-mail, senza tentativi di vendita e post vendita: Consigli utili per partite iva e freelance, ebook gratis.)

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venerdì 30 maggio 2014

Lavoro gratuito, volontariato e reddito di cittadinanza


Ha suscitato qualche critica, giustificata, la campagna per raccogliere volontari per l'Expo 2015. Alcuni alti dirigenti che si occupavano dell'organizzazione dell'evento sono indagati per tangenti e corruzione e contemporaneamente si cercano "migliaia di giovani" come volontari non retribuiti per collaborare? La perplessità su come vengono distribuite le risorse in Italia è giustificata, soprattutto se si tiene conto del forte squilibrio retributivo - tanto nel pubblico quanto nel privato - fra dirigenti, pagati più della media europea da una parte, e "risorse umane": impiegati e operai in Italia sono pagati meno della media europea.
Secondo me bisognerebbe fare una riflessione su lavoro gratuito e reddito di cittadinanza, provando a mettere insieme le due cose. Nel mondo moderno stanno emergendo sempre di più attività e lavori (anche di semi-volontariato) che sono difficilmente quantificabili e monetizzabili. Quanto vale occuparsi della pagina Facebook di una onlus o del nido comunale? Quanto vale fare il volontario per l'Expo (iniziativa pubblica), per lo Smau (iniziativa privata) oppure per una fiera di beneficenza (iniziativa senza fini di lucro)?
Se esistesse un reddito di cittadinanza, questo potrebbe coprire (in modo parziale e forfettario) le innumerevoli richieste di lavoro e contributo gratuito che emergono sempre di più nel mondo reale e nel mondo reale-digitale.
Inoltre semplificherebbe moltissimi alcuni tipi di rapporto di lavoro sporadico o non continuativo con ricadute sociali positive. Sintesi: chi ha un lavoro può fare il volontario nel suo tempo libero, chi non ha un lavoro può fare il volontario essendo tutelato e finanziato dal reddito di cittadinanza (e fare il volontario può essere un modo per dare qualcosa in cambio alla società, per la tutela del reddito di cittadinanza).
Posted via Blogaway

Posted via Blogaway

lunedì 18 luglio 2011

Mangia, che ti fa bene

Lo stato italiano non ti dà niente se sei un precario disoccupato, ma se stai per morire devi mangiare per forza.
Qui Spinoza sulla legge di fine vita

lunedì 27 giugno 2011

10 consigli per una buona campagna elettorale

Qui 10 consigli utili per una buona campagna elettorale. Il concetto più importante che si desume da questi consigli: le attività su Internet non si improvvisano all'ultimo momento, devono iniziare almeno un anno prima.

Inoltre, aggiungo io, la comunicazione non è più la semplice diffusione di editti per via televisiva, sulla stampa e con i manifesti. La comunicazione è sempre più bidirezionale e bisogna tenerne conto. Da questo punto di vista, sbagliano le testate e i personaggi pubblici che su Twitter hanno un profilo con tanti follower ma che segue zero o pochissime persone, idem chi ha la pagina Facebook ma non risponde mai ad obiezioni e domande.

Ovviamente, dato il numero di impegni che un candidato politico o una persona pubblica ha, è impossibile che segua tutte le attività di comunicazione personalmente. Per questo motivo è importante comprendere e apprendere l'arte del lavoro di gruppo e della delega, utilizzando anche diversi profili sui social network. Ad esempio:

  1. Profilo Twitter personale gestito con il proprio smartphone (eventualmente con il supporto di un co-redattore) per comunicare i propri movimenti e pensieri pubblici;
  2. Profilo Twitter allargato per la gestione del dialogo allargato; possono anche essere più profili gestiti in modo integrato (a cura di una redazione e con periodica supervisione personale)
  3. Profilo Facebook personale per i contatti con familiari, amici e stretti collaboratori (gestito personalmente - i famosi profili personali limitati a 5000 amici), ovvero riservato solo a persone che si conoscono personalmente;
  4. Pagina Facebook pubblica (o anche più d'una per diversi progetti politici o istituzionali) gestita da una redazione.
  5. Blog di riferimento (o anche più di uno) per comunicare anche con chi è fuori da Facebook o da Twitter.


I dieci consigli citati all'inizio sono di Dino Amenduni, esperto di nuovi media e comunicazione politica. Si è occupato insieme all'agenzia Proforma della comunicazione di Nichi Vendola.


mercoledì 9 febbraio 2011

Perché Sindacati, Sinistra e Governo sul mondo del lavoro sbagliano in pieno

Il mondo del lavoro è cambiato da almeno venti anni e chi lavora in pubblicità e nei new media  se n'èe accorto prima degli altri.

Sindacati e tutele a misura unica possono servire ma non risolvono tutti i problemi.

Oggi occorrono anche punti di riferimento professionale per gestire i diversi stadi di carriera. Un buon esempio per le partite iva e alcune tipologie di precari è ACTA, l'Associazione Consulenti Terziario Avanzato.

Salvo rare persone, è rarissimo che un giovane entri a 25 anni in agenzia o in azienda e ne esca 40 anni dopo con la pensione. Come minimo cambia tre o quattro datori di lavoro, svolge dei periodi da consulente, in certi casi apre la sua piccola o media impresa.

Il problema NON è avere il lavoro garantito a vita né ordini professionali corporativi, ma avere strumenti (anche dallo stato) per gestire gli inevitabili alti e bassi di reddito e di lavoro, senza drammi ma anche senza ostacoli inutili.


Anche perché (e questo sindacati e PD proprio NON l'hanno capito e vivono ancora nel 1950), non tutti vogliono o possono lavorare per tutta la vita nella stessa azienda.

Questa considerazione vale per quasi tutti i settori moderni. Il problema italiano invece è che i sindacati sono fermi al lavoro dipendente a vita (caratteristico della pubblica amministrazione e di qualche grande azienda), mentre la norma ormai è costituita da percorsi di carriera variabili.

L'altro problema è che lo Stato Italiano e il Fisco, lungi dall'agevolare questi percorsi, li penalizza e ostacola, offrendo servizi scadenti, nessun ammortizzatore sociale evoluto (a parte la "cassa integrazione" che serve principalmente per favorire le aziende medie e grandi), favorendo contemporaneamente il formalismo normativo e l'evasione fiscale.

Su questo tema in Italia sbagliano tutti:

  1. I sindacati, che si arroccano a difendere solo i lavoratori dipendenti delle grandi aziende e i pensionati;
  2. I partiti di sinistra a cominciare dal PD, che non si sono ancora accorti di milioni di precari, microimprenditori e partite iva, e pensano che l'eventuale soluzione è assumerli tutti (da chi?);
  3. Il Governo pseudoliberale che abbiamo adesso, che tutela (quando li tutela) principalmente gli interessi della grande impresa.
Due riforme sono indispensabili, una di esse a costo zero (salvo che per gli interessi costituiti):
  1. Il sussidio di disoccupazione invece della cassa integrazione.
  2. La certezza e rapidità dei pagamenti. Solo in Italia esistono i pagamenti a 90, 120, 180 giorni, senza alcuna sanzione né disincentivo per chi ritarda. Ma chi è che ritarda i pagamenti più di tutti? Guarda caso proprio lo Stato e la Grande Impresa...

domenica 6 febbraio 2011

Venti F24 in un anno. La prova che Berlusconi e Tremonti, 16 anni dopo, hanno fallito

Il commercialista mi ha chiesto di mandargli le quietanze dei modelli F24 pagati online. Li ho contati. Nel 2010 ho compilato 20 modelli F24. Quasi due al mese.

16 anni fa Silvio Berlusconi aveva promesso "Meno tasse per tutti", firmando anche platealmente in tv un contratto con gli Italiani, in una trasmissione di Bruno Vespa.

Giulio Tremonti, che è sempre stato il ministro dell'Economia dei Governi Berlusconi, nel 1986 aveva scritto il libro "Le cento tasse degli italiani". Quindi era ed è ben consapevole della complessità del sistema fiscale italiano.

Venti modelli F24, fra compilazione e gestione, significano almeno 20 ore di lavoro, non retribuito da nessuno. Tutto questo per fare data entry a beneficio dello Stato, e per pagare a tuo rischio e pericolo, perché ogni minimo errore comporta pesanti sanzioni.

Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti sono inadempienti.

Silvio Berlusconi aveva promesso meno tasse, e dopo 16 anni (con tre governi Berlusconi) la pressione fiscale italiana è rimasta fra le più alte d'Europa.

Si può dire che è colpa della crisi, della congiuntura, del terrorismo internazionale. Ma, se non si poteva abbassare le tasse (affermazione tutta da provare), però si poteva lavorare sulla semplificazione. Su quella non ci sono scuse.

Invece NON c'è stata. La semplificazione degli adempimenti, delle regole, delle normative NON è questione di costi, di crisi, di aumenti di spesa. Inoltre, mentre forse si può sostenere che il povero Silvio Berlusconi è stato distratto dai processi e da giudici malevoli, Giulio Tremonti ha lavorato indisturbato.

Vero che i due governi Prodi, con Visco Ministro e poi Viceministro hanno dato una mano (Vincenzo Visco è stato un grande complicatore normativo, almeno dal punto di vista di commercialisti e piccole imprese).

Ma possibile che, dal 1986 (anno in cui Tremonti scriveva "Le cento tasse degli italiani") ad oggi il problema degli innumerevoli adempimenti a carico persino delle ditte individuali sia stato appena sfiorato? Alla faccia delle riforme liberali promesse 16 anni fa (e che a quanto pare stanno diventando urgentissime solo oggi).

Se non potevano abbassare le tasse, potevano almeno semplificarle.

Io non ho mai creduto a Silvio Berlusconi (lo conoscevo, anche se non personalmente, da molto tempo prima che entrasse in politica). A modo suo è simpatico. Ma è un gran bugiardo.

giovedì 28 ottobre 2010

Pensioni dei precari: Paolo Attivissimo sbaglia bersaglio ma si corregge

Paolo Attivissimo in questo post "caccia-bufale" tratta da presunta bufala la notizia che l'Inps non divulga le simulazioni delle pensioni dei precari, ma poi si corregge.

Qui il post originale di Paolo Attivissimo (con commenti e doverose correzioni).

Qui la rettifica di Acta, con le controargomentazioni che rettificano il post di Attivissimo.

A differenza di grandi testate italiane, dal TG1 alla Repubblica, al Corriere della Sera e altri, Paolo Attivissimo in genere si informa con grande attenzione, verifica sempre e quando le informazioni che pubblica devono essere rettificate (tutti possono sbagliare) le rettifica volentieri con la collaborazione di tutti. Inoltre Paolo Attivissimo, a differenza delle grandi testate ancora indietro nella comprensione delle dinamiche in rete, pubblica i link e consente i commenti sia nel suo blog, sia nella sua rubrica per Wired. Una lezione per molti grandi direttori italiani di quotidiani nazionali cartacei e televisivi.

martedì 23 febbraio 2010

Frequently Asked Questions to freelance

Domande molto frequenti e alcune risposte che dovrebbero diventare più frequenti.

Alcuni esempi:

C – Le fate le gare a rimborso zero?
F – Non ancora: inizieremo quando lei inizierà a regalare i suoi prodotti.
C – Questo preventivo è troppo alto: tagliamo alla metà!
F – Affare fatto: metà subito, l’altra metà a 60 giorni fine mese.
C – Dobbiamo comunicare in modo più aggressivo! AG-GRES-SI-VO, capito?!
F – Cominciamo subito: quand’è che la pianti di dire cazzate?

martedì 26 gennaio 2010

La politica italiana comincia ad accorgersi dei freelance

Dopo anni di sordità e cecità quasi assoluta, la politica comincia ad accorgersi dei freelance e dei lavoratori autonomi che lavorano per le aziende. Ingiustamente messi nel vasto e mai bene identificato calderone degli "evasori", invece pagano più tasse dei lavoratori dipendenti, hanno la gran parte dei costi di produzione del reddito a loro carico, e lavorano spesso a loro esclusivo rischio e pericolo, senza alcuna tutela né solidarietà da parte dello stato.

Lunedì 1 febbraio a Milano, il PD (esponente della parte politica finora più sorda ai problemi dei lavoratori autonomi, delle partite iva e delle ditte individuali e soprattutto legata a schemi superati) incontra le associazioni di lavoratori autonomi e freelance. Maggiori informazioni qui nel blog di Marcello Saponaro.

venerdì 8 gennaio 2010

Pillole di negoziazione

Alcune indicazioni utili per freelance, professionisti, piccoli imprenditori dal seminario "Negoziare contro Golia". Questi consigli sono utili anche per lavoratori dipendenti e chiunque debba negoziare qualcosa.

A cura di I-Network.