martedì 30 novembre 2010

Tv ieri e oggi: si stava peggio quando si stava peggio.

In questa trasmissione del 1977 di alto contenuto culturale ci sono Alberto Arbasino, Mario Monicelli e Nanni Moretti.

È interessante vedere come, nonstante i tre mostri sacri, ci siano sempre gli stessi difetti della tv italiana: le persone si parlano sopra, si interrompono, non rispondono alle domande, non lasciano finire di parlare. E se possibile (mi riferisco alla conduzione di Arbasino e alla regia) con ancora minor telegenicità di oggi. Insomma, se un dibattito sull'arte del cinema con tre mostri sacri era così, la tv di una volta non era così migliore di quella di oggi.



mercoledì 24 novembre 2010

Facebook può mettere in pericolo il Web? Rischiamo la "feisbucchizzazione" di Internet?

Secondo Tim Berners-Lee, l'inventore del concetto di World Wide Web, l'emersione di fenomeni come Facebook può mettere in pericolo l'universalità del Web e i vantaggi che ne conseguono (interoperabilità, multiculturalità, resilienza, capillarità e diffusione e, soprattutto, apertura alla sperimentazione).

Effettivamebte Facebook è un fenomeno travolgente nell'ambito della Rete. Già oggi risulta che sui browser degli utenti americani una pagina su cinque proviene da Facebook. Questo significa che un quarto delle pagine visualizzate proviene da un unico dominio, facebook.com.

Facebook inoltre è un assorbitore di dati. Normalmente questo blog dovrebbe generare un certo numero di commenti. Quel che da un paio d'anni succede in molti blog è che il rapporto visitatori/commenti è molto diminuito, perché in genere chi intende commentare invece preferisce condividere il post su Facebook e poi eventualmente commentare lì.

Questo da una parte amplia la visibilità dei siti (qualcuno li vede nelle grandi praterie di Internet, qualcuno li vede nelle condivisioni su Facebook), dall'altra però sottrae interazione: i commenti che verrebbero fatti nel blog vengono invece fatti su Facebook, in n rivoli differenti.

Un altro "fattore Facebook" è il fatto che persone fisiche, piccole associazioni e piccole aziende adesso, invece di creare il proprio sito web, possono crearsi la pagina Facebook (molti sbagliano e addirittura si creano un profilo personale per l'azienda invece di una pagina pubblica...), ottenendo a costo zero una visibilità su internet che non è uguale ma è paragonabile a quella di un blog di un sito web.

Se questa è una grossa facilitazione per chi altrimenti aspetterebbe ancora ad affacciarsi al mondo del marketing online, dall'altra parte assistiamo a una enorme omogeneizzazione della comunicazione online.

Analoghi ragionamenti possono essere fatti a proposito di iTunes, che, pur essendo meno pervasivo di Facebook, per certi versi è ancora di più un giardino cintato all'interno di Internet.

Personalmente non credo che Facebook "assorbirà tutto", ovvero credo che anche Facebook avrà il suo ciclo di crescita, consolidamento e stasi. Però, come in passato è esistito il pericolo di una vittoria finale Microsoft, una vittoria finale di Google e altre possibili "vittorie finali" per la dominazione totale di un mercato o di un ambiente, anche adesso il pericolo esiste. Ed è la la feisbucchizzazione di Internet, in cui le principali decisioni tecniche, tecnologiche e ideologiche vengono decise dalla direzione di Facebook.

martedì 23 novembre 2010

Posta Elettronica Certificata, 6 mesi dopo...

Sei mesi fa scrissi della Posta Elettronica Certificata e, visto che era stato lanciato il servizio pubblico, provai a richiedere una casella senza, apparentemente, ricevere risposta. Naturalmente può darsi che messaggi precedenti mi siano sfuggiti, oppure siano incappati fra le maglie dell'antispam oppure siano rimbalzati per n motivi.
Oggi, a soli sei mesi di distanza, mi arriva una messaggio per attivare il servizio (lo incollo più sotto). Per farlo dovrei recarmi fisicamente presso un vicino ufficio postale con documenti varie per farmi quindi rilasciare il modulo di adesione al servizio stesso.

Domande:
  1. O lenti complicatori degli affari semplici, ma non potevate dirmi dall'inizio che la procedura avrebbe richiesto di recarmi personalmente presso un ufficio postale? 
  2. Se si vuole la posta elettronica certificata ed è necessaria tale procedura, perché attivare la registrazione online, non è meglio (anche per sicurezza) procedere direttamente tramite ufficio postale e basta?
  3. E, in ogni caso, gli uffici postali non sono più capaci di spedire documenti a casa?
  4. Inoltre, se questa particolare casella di posta elettronica certificata deve essere univocamente intestata a un cittadino vivente, non dovrebbero occuparsi della faccenda i comuni di residenza, oppure l'anagrafe fiscale?
  5. Infine, se la casella di posta elettronica certificata pubblica deve essere univocamente intestata a un singolo cittadino, per evitare duplicazioni non basta verificare di assegnare una casella a un codice fiscale?
In tutti i casi, piuttosto che una semplificazione per il cittadino, sembra un'ulteriore infrastruttura, diretta più a semplificare l'amministrazione pubblica che il cittadino visto che, una volta attivata la casella, è l'Amministrazione che ha un comodo canale per assolvere ai suoi doveri di informazione nei confronti del cittadino e non viceversa.

X-Mailer: MIME::Lite 3.021 (F2.6; A2.06)
Date: Mon, 22 Nov 2010 18:30:51 +0100
From:  comunicazioni@XXXXXXX.it
To: XXXXXXXXXXX
 
Subject:  Attivazione servizio PostaCertificat@
Message-Id: 5F5E6813-7XXXX0-BC5F-9FD9-@XXXXXXXX.it
X-Riferimento-Message-ID: <20101XXXXX1273051@XXXXXXXX.it>

Gentile Cliente,

Le ricordiamo che per completare la richiesta di attivazione del servizio PostaCertificat@ e' necessario recarsi presso uno degli uffici postali abilitati presenti su tutto il territorio nazionale. Potra' ricercare direttamente dal sito www.postacertificata.gov.it l'ufficio postale a Lei piu' vicino, dove completare la fase di attivazione del servizio.

Le ricordiamo di portare con se':
- un documento di riconoscimento in corso di validita' ai fini dei controlli visivi condotti dagli operatori degli uffici postali
-  il codice fiscale
- il codice ID fornito al momento della fase di registrazione al servizio condotta sul portale.

Al termine delle operazioni, Le verra' rilasciato il Modulo di Adesione al servizio da lei sottoscritto, nel quale trovera' tutte le informazioni sul servizio.

Per maggiori informazioni sull'attivazione del servizio, la invitiamo a consultare il sito: https://www.postacertificata.gov.it/guida_utente/come-accedere-ai-servizi.dot

domenica 21 novembre 2010

Le favole di Nonno Silvio e Nonno Umberto

Da 15 anni Nonno Silvio promette di abbassare le tasse e non ha abbassato niente. Da 25 anni Nonno Umberto promette il federalismo e ancora non s'è visto niente. Da troppi anni Nonno Silvio e Nonno Umberto raccontano le favole agli italiani.

venerdì 19 novembre 2010

Come falsificare la realtà: "Dall'Odissea al mondo Ikea"

Conosco Davide Pinardi per aver frequentato, anni fa, un suo corso di scrittura creativa che si è rivelato molto utile anche per il mio lavoro. Consiglio chi è a Milano di fare un salto alla presentazione del suo ultimo libro.

Venerdì 26 novembre 2010 alle ore 18
Giovanna Cracco, Giorgio Galli e Walter Pozzi presentano "Narrare - Dall'Odissea al mondo Ikea" di Davide Pinardi (Pagina Uno editore) e ne discutono con l'autore

Libreria Odradek
Via Principe Eugenio 28
20155 Milano
tel. 02 314948

"Un talk-show o una partita di calcio possono essere considerati oggetti narrativi?
You Tube o un centro commerciale possono essere paragonati a Guerra e Pace o alla Divina Commedia?
Secondo Davide Pinardi la risposta è sì.
Infatti la narrazione non si limita alla fiction e alla creazione artistica ma è diventata una delle forme fondamentali di rappresentazione della realtà. E, nel rappresentarla, le sue tecniche vengono utilizzate non di rado per deformare, per falsificare, per distrarre.
Orientarsi tra le maglie della società dello spettacolo è sempre più difficile. E, per capire tanta parte della contemporaneità, occorre riprendere a studiare le regole strutturali della drammaturgia e della letteratura elaborate in secoli di esperienze. Riflettere sul presente guardando al passato.
Per decifrare storytelling, showbusiness e infotaiment, per orientarsi nelle neo-narrazioni della politica, del design e del web, per riconoscere pubblicità virali, seduzioni di massa e finzioni scientifiche bisogna insomma ripartire dalle fondamenta delle cosmologie originarie, dalle parabole religiose, dai classici della letteratura.
Se viviamo in un mondo di narrazioni, è utile studiare le strutture-base del narrare."

mercoledì 10 novembre 2010

Meglio fare e pentirsi, che non fare per aspettare la perfezione

Circola la battuta che la Microsoft non produce nulla di buono prima della versione 3.0. La prima versione di Windows che ebbe un po' di successo commerciale, infatti, fu la 3.1.
Anche la Apple si comporta alla stessa maniera: lancia i prodotti e poi li migliora strada facendo.

Questo non è l'elogio della cialtroneria o dell'improvvisazione (due caratteristiche nelle quali in Italia siamo maestri) bensì è l'elogio del metodo: nessuno, per quanto geniale, può prevedere anticipatamente il reale effetto di un prodotto nell'uso quotidiano da parte di migliaia o milioni di utilizzatori. Per cui, nei tempi definiti per il lancio, mettere un prodotto in mano ai clienti è più importante che offrire loro un prodotto perfetto.

Il valore di chi scrive

In questo post si spiega bene, e in modo visivo, la distribuzione del valore nei Social Network, in base alla regola 1-9-90: lì1% delle persone crea contenuti originali, il 9% li edita, commenta, rielabora e ridistribuisce, il 90% ne fruisce.
La situazione reale, naturalmente, è più fluida e meno statica di come appare in questa piramide, perché coloro che sono "creatori" in un ambiente possono essere "editori" o semplice "pubblico" in un altro.
Però chi parla su Internet ha sempre un impatto, piccolissimo o grande che sia. Su Internet la legge dei grandi numeri vale ancora, ma vale altrettanto l'accumulazione quotidiana di piccoli numeri.

giovedì 4 novembre 2010

Twitter e Facebook non fanno la rivoluzione

Sono un entusiasta di Twitter e penso che sia potentissimo per condividere le informazioni. Allo stesso modo considero Facebook un ambiente molto interessante per condividere amicizie e anche per collaborare e lavorare (anche se molte aziende tendono a vederslo solo come una potenziale perdita di tempo). Però, sulla scorta di 16 anni di esperienza su Internet e quasi venti di esperienza online, mi trovo a condividere, mio malgrado, il contenuto di questo articolo del New Yorker: La rivoluzione non passa da Twitter.

In sintesi esistono almeno due tipi di legami; i legami forti e i legami deboli. I social network facilitano enormemente i legami deboli, a rete. I quali, passata la sorpresa del primo impatto, probabilmente rendono pià fluido ed efficiente lo status quo, piuttosto che metterlo in dubbio. Per attività di forte impatto sociale, dall'attivismo politico alla rivoluzione, occorrono invece legami forti, integrando i legami a rete con una gerarchia decisionale che si prenda la responsabilità della leadership. E talvolta anche abnegazione e coraggio fisico. Da prendere il treno per partecipare a un convegno fino a rischiare le manganellate a un sit in, qualcosa di più di cliccare un bottone, modificare un avatar, firmare una petizione online.

Conclusione: Internet non è rivoluzionario, al massimo è evoluzionario. Sempre ammesso che non si trovi il modo di utilizzarne la potenza per un controllo sociale sempre maggiore, rendendo lo strumento addirittura anti-rivolusionario.

Chissà. Il pericolo esiste.

Sintesi

La sintesi è questa: Silvio Berlusconi è il più grande piccolo borghese del mondo.