martedì 15 febbraio 2011

Il tema dei licenziamenti in pubblicità (e nel terziario in genere)

Il tema dei licenziamenti è un tema difficile, perché ad alto contenuto emotivo.

Bisognerebbe però tentare un'analisi più razionale alla ricerca di migliori soluzioni, sia a livello personale, sia a livello sociale. Secondo me bisognerebbe partire da tre presupposti:

  1. I licenziamenti sono un fatto della vita. Il singolo licenziamento può essere giusto o sbagliato, però è un evento che, nell'attuale realtà lavorativa, prima o poi capita a tutti, sopratutto se si lavora nei servizi e soprattutto se si lavora in aziende medie e piccole.
  2. Il problema non è assicurare quel posto di lavoro a vita, bensì aiutare il lavoratore a gestire il problema, evitando l'eccessiva drammatizzazione.
  3. Il lavoro è anche evoluzione (o passaggio) da un'attività a un altra, e non sempre, un percorso di carriera all'interno della stessa azienda. I sindacati e legislatori di sinistra sono ancora inchiodati a pensare al lavoratore dipendente come unica figura legittima; aziende e legislatori di destra invece sono fissati nel considerare collaboratori e fornitori unicamente come costi da ridurre il più possibile.
Bisogna contrastare licenziamenti facili, irresponsabili o ingiusti, così come bisogna contrastare il mobbing.

Però bisogna anche prendere atto del fatto che, una volta che il rapporto di fiducia fra lavoratore e azienda è rotto (spesso per colpa dell'azienda) comunque è molto difficile per il lavoratore continuare serenamente il rapporto di lavoro. Anche se perdere il lavoro sembra un'alternativa terribile, in realtà spesso, in termini di stress, salute e benessere personale, continuare a lavorare per un'azienda ostile può essere peggio.

Le soluzioni pragmatiche quindi sono:

  1. Ammortizzatori sociali che sostengano, del tutto o in parte, il lavoratore durante il periodo di disoccupazione (che in un mondo del lavoro moderno possono essere parziali). Gli attuali ammortizzatori non sostengono il lavoratore, bensì l'azienda (e solo alcune).
  2. Sostegno e formazione per gestire gli inevitabili alti e bassi di reddito. I fondamentali della gestione finanziaria familiare dovrebbero essere insegnati a scuola.
  3. Formazione e sostegno, anche psicologico, per ricollocarsi sul mondo del lavoro, sia per la ricerca di un nuovo lavoro dipendente, sia per l'avviamento di un'attività, temporanea o definitiva, di consulente, microimprenditore o freelance.
Il problema italiano invece è che il sistema del lavoro, al di fuori del vasto mondo informale del lavoro in nero, è estremamente rigido e diviso in compartimenti stagni nei quali  difficilissimo trasferirsi secondo esigenze che cambiano nel tempo: se sei un dipendente, è difficile che tu sia licenziato. Se però vieni licenziato, è difficile ritornare dipendente. Se fai il consulente temporaneo in attesa di ricolocarti, ti trovi di fronte gli impegni amministrativi dell'impresa. Se apri una partita iva, è dificile o costoso passare a fare il dipendente. In certi casi è persino complesso fatturare diverse tipologie di collaborazione, oppure passare in modo trasparente da un'attività a un'altra, oppure - in modo molto paradossale - detrarre dai ricavi i costi di formazione e riqualificazione. E così via.

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