mercoledì 6 gennaio 2010

Astri e disastri: razionalismo allo sbaraglio


Bellissimo titolo, grande virtuosismo di scrittura, alcune tesi (a mio parere) discutibili.

Till Neuburg mi ha gentilmente mandato una copia del suo libro "Astri e disastri". Ci siamo frequentati per lunghi anni nel mondo della pubblicità ma non siamo più in buoni rapporti per cui ho letto il libro cercando il pelo nell'uovo. Qualche difetto l'ho trovato.

L'autore ingaggia una battaglia all'ultimo sangue contro l'astrologia e altre superstizioni antiche o moderne. Il mio giudizio sintetico è che il libro sia un'invettiva molto ben scritta, anche in modo barocco e virtuosistico, contro l'irrazionalismo antico e moderno.

Il paradosso è che le argomentazioni usate contro astrologia, psicologia, religione, mode alimentari e altre presunte superstizioni sono talvolta più emozionali che razionali.

I capitoli non arrivano quasi mai al punto, in una specie di flusso di coscienza molto manieristico in cui si passa da un argomento all'altro per associazione di idee, in un continuo gioco di parole. Quasi mai viene prima fatto uno sforzo per comprendere eventuali ragioni profonde del fenomeno preso di mira. Al massimo viene inquadrato numericamente (come nel caso dell'acqua minerale nel capitolo sull'alimentazione).

Il libro sembra rispondere a una logica binaria: o si è razionali o non si è razionali. La razionalità sembra una condizione on/off. La lotta fra razionalità e irrazionalità diventa il sostituto laico della lotta fra il bene e il male: o si crede nell'astrologia, o la si boccia sprezzantemente. O si crede nell'omeopatia, oppure si crede nella scienza luminosa e illuministica.

Un aut aut che non condivido.

Prendiamo il caso dell'astrologia (nella quale io NON credo, ma non credo neanche che sia questo male così grave).

Storicamente l'astrologia è un fenomeno da non sottovalutare: una combinazione di religione e scienza, è stata l'antenata di entrambe. Senza astrologi che scrutassero il cielo per cercare di trarne dei significati, non esisterebbe né l'astronomia, né la scienza, né probabilmente nessuna delle religioni esistenti.

Oggi l'astrologia è un fenomeno che può generare un certo fastidio da parte degli scienziati per bene, a causa della sua diffusione. Ma, secondo me, invece di emettere bolle di condanna in nome della razionalità, sarebbe utile anche fare uno sforzo per comprenderne la sua differente razionalità. Se vogliamo essere strettamente razionali a tutti i costi, cosa c'è di più irrazionale di 22 giocatori che inseguono un pallone per 90 minuti secondo modalità e in contesti altamente rituali? Ma anche giocare a golf, fare una passeggiata o praticare Yoga è totalmente irrazionale. Per non parlare della suprema inutilità di fare musica o di ascoltarla... (prima di essere attaccato come nemico dello sport o della musica: sto facendo esempi per assurdo).


Modesta difesa dell'astrologia da parte di un non adepto

L'astrologia è come la religione, la scienza, la tecnica e i regolamenti condominiali: un modo per avere indicazioni su come comportarsi nella vita.

Tutto dipende anche da come si interpretano queste indicazioni: un regolamento condominiale interpretato dogmaticamente è molto più pericoloso di un oroscopo o dei tarocchi interpretati con ironia. Est modus in rebus.

Se uno si rivolge a un mago o un cartomante, i problemi sorgono quando ne diventa dipendente dal punto di vista psicologico, oppure quando ci sono gli estremi della circonvenzione di incapace.

Ma nella maggior parte dei casi non è vero che i presunti maghi raggirano la povera vittima: in genere, qualcosa di utile gli danno, altrimenti non avrebbero così successo. Un presunto mago un po' di esperienza psicologica e di conoscenza dell'animo umano ce l'ha sicuramente. La persona che ha davanti gli comunica molte cose, dal modo di vestire al modo di atteggiarsi, dagli accessori alla scelta delle parole. Il presunto mago, (come il confessore, il medico, l'insegnante di italiano, l'amica sincera), usando la sua esperienza, ti dice qualcosa di te stesso che non sai. Non necessariamente il futuro che si realizzerà, però qualche spunto per poi decidere di testa propria. È questo il suo vero ruolo, anche se magari né mago né cliente ne sono pienamente consapevoli.

Inoltre: chi è che segue di più l'oroscopo? In genere le donne. Le donne, più degli uomini, hanno bisogno di stabilire linee di comunicazione più ricche e articolate, fra di loro e con l'altro sesso. Scambiarsi informazioni sul segno zodiacale di questo o di quella è un modo per scambiarsi informazioni utili per vivere. Dire "Tizio è un capricorno, anche se ha dei lati molto dolci del carattere" è un modo abbreviato per scambiare molte informazioni. I problemi, come spesso nella vita, sorgono solo col dogmatismo o con l'intolleranza: "io i capricorni li ammazzo".

È vero che l'influsso delle stelle probabilmente non ha alcun rilievo sul carattere del bambino. Ma l'alimentazione della madre (anticamente molto influenzata dalle stagioni) e il tipo di stagione in cui si sono trascorsi i primi mesi di vita, forse sì. E in ogni caso, siccome nella vita quotidiana giudichiamo spesso le persone, sbrigativamente, anche dal fatto di essere milanisti o juventini, o di una certa città, o dalle scarpe e calze che indossano, ma senza per questo pretendere la verità di giudizio (sarvo personalità paranoidi che pretendono di essere infallibili nel giudicare gli altri), un po' di comprensione sul fenomeno si può esercitare.

Anche perché, siccome scambiarsi informazioni sulle persone del proprio gruppo sociale è molto utile per la sopravvivenza e anche per la coesione del gruppo sociale stesso, da questo punto di vista un pizzico di astrologia non è poi così totalmente irrazionale, non perché offra esattezza scientifica (non la offre), ma perché fluidifica i rapporti, come offrire una sigaretta (tra fumatori) o offrire un caffè, due atti profondamente irrazionali senza questo contenuto di fluidificazione sociale.


L'omeopata contro voglia

Prendiamo anche il caso dell'omeopatia, allegramente tagliata a fette dall'autore insieme a pranoterapia, fiori di Bach e altro. [Disclaimer: pur non avendo mai preso alcun rimdio omeopatico e non avendo mai consultato alcun medico omeopatico per me stesso, ho diversi amici che credono nell'omeopatia, conosco un medico molto serio che è anche medico omeopatico, la mia ex moglie cura i miei figli (indipendentemente da qualsiasi mio parere in proposito) con rimedi omeopatici. Ho visto qualche guarigione apparentemente attribuibile al rimedio omeopatico (in particolare, la sparizione di una verruca dal piede di mio figlio di dieci anni in un paio di settimane, laddove io alla sua età avevo avuto delle piccole verruche nelle mani che mi sono tenuto per mesi).]

Dopo aver documentato che i rimedi omeopatici sono solo acqua fresca, Till Neuburg a pagina 151 afferma: "Se quindi l'omeopatia funziona lo stesso, lo fa grazie a qualche altro principio che la scienza non ha ancora scoperto.
Qui non si sostiene in modo apodittico che l'omeopatia non serva a nulla o che i medici omeopatici siano tutti dei cialtroni. Si dice semplicemente che a favore di questa scuola non esistono ancora argomenti prevedibili, ripetibili, misurabili."


Ora, anche ammesso che l'omeopatia non possa vantare null'altro (non lo so e non sono competente ad affermarlo), in realtà esiste un principio che la scienza ha scoperto da tempo, e misurato in esperimenti prevedibili, ripetibili e misurabili. L'effetto placebo.

L'effetto placebo NON è una cialtronata o una curiosità occasionale: è un effetto statisticamente misurabile per cui, se uno assume acqua fresca pensando che sia un farmaco efficace, questo ha effetti positivi in percentuali molto significative (secondo Wikipedia fino all'80% nel caso di disturbi con forte componente psicosomatica). L'effetto placebo rinforza anche l'eventuale effetto farmacologico di un farmaco "autentico", quindi è un componente importante, anche se involontario, di molte terapie farmacologiche scientificamente ineccepibili.

L'effetto placebo dimostra, in modo misurato e misurabile, che il corpo ha delle capacità di autoguarigione, e che queste vengono stimolate da una serie di fattori (carisma del medico, rapporto col paziente, fiducia in sé stessi, fiducia nel rimedio, situazione personale e familiare, disponibilità alla suggestione e autosuggestione...).

Sono le capacità di autoguarigione che, spesso, vengono stimolate dalle varie "medicine alternative", mentre la Medicina Ufficiale dell'Occidente, pur riscontrandola in ogni esperimento a doppio cieco, la trascura vistosamente, accontendandosi del suo effetto di rinforzo secondario dell'azione farmacologica primaria. Perché? Anche senza essere nemici di "Big Pharma", la risposta è semplice: probabilmente perché nessun gruppo industriale ha interesse diretto a promuovere l'autoguarigione e la consapevolezza delle sue possibilità.

La medicina occidentale in realtà deve la gran parte dei suoi successi alla capacità diagnostica e alle terapie d'emergenza. Per curare una gamba rotta, rianimare un infartuato, operare un tumore, nessuno batte la medicina occidentale. Ma per gran parte dei disturbi quotidiani, soprattutto quelli di origine psicosomatica, ma anche il mal di schiena o il banale raffreddore, non ottiene successi molto superiori alle medicine tradizionali o ai rimedi della nonna. Un raffreddore se non curato dura una settimana, se curato dura sette giorni: questa è una battuta dicono i medici, non i maghi.

Siccome mi occupo da molti anni di Yoga, sto raccogliendo sistematicamente tutte le documentazioni che trovo sulle capacità terapeutiche e preventive dello Yoga. Esistono un paio libri scritti da medici e anatomisti (che praticano anche Yoga); esistono diverse ricerche con tutti i crismi scientifici che indicano effetti ripetibili, prevedibili e misurabili dello Yoga e di pratiche analoghe (ad esempio, per citarne una curiosa, la recitazione del Rosario, analoga alla recitazione dei mantra, abbassa la pressione sanguigna in modo misurabile). Esiste una sterminata evidenza aneddottica.
Nel mio blog Yogasutra ho dato parecchie notizie al riguardo. Le ricerche, nonostante ne esistano e nonostante siano promettenti, sono però rare.

Come mai? Semplicemente: pochi hanno interesse a finanziare ricerche scientifiche il cui effetto sia promuovere un servizio terapeutico-preventivo in cui il paziente pratica per conto proprio, senza usare integratori alimentari o farmaceutici di alcun tipo, con la sola spesa di un tappetino da 30 euro (o meno) e di un corso collettivo da 40 euro al mese (che può limitarsi a frequentare per tre mesi l'anno, praticando per conto proprio il resto dell'anno), più l'eventuale acquisto di qualche libro o dvd.

Un singolo bypass coronarico da solo costa come anni di Yoga e centinaia di boccette di rimedi omeopatici. E il bypass coronarico NON risolve il problema, che spesso dipende da alimentazione e stile di vita. Lo rinvia a un prossimo bypass qualche anno dopo.

Il razionalismo mal riposto che spinge a liquidare sbrigativamente l'omeopatia e le medicine alternative (che, nel caso della Medicina Ayurveda indiana, dello Shiatsu giapponese e della Medicina Tradizionale Cinese hanno migliaia di anni di tradizione alle spalle) spinge anche chiunque abbia il mal di schiena, la pressione alta o problemi di stress verso costose cure farmacologiche dall'efficacia talvolta poco superiore all'effetto placebo.

"Il modello di verità a cui si attiene la scienza è piuttosto limitato. Si tratta di verità legate al consenso portato al suo estremo. La forza della scienza è che costruisce questa verità basata sul consenso in maniera efficace, attraverso esperimenti, pubblicazioni, conferenze. La sua debolezza sta nel fatto che non lascia spazio a nessun altro tipo di verità." Francisco Varela, biologo dell'Ecole Polytechnique de Paris. (Dal libro "Le emozioni che fanno guarire", conversazioni fra alcuni scienziati e il Dalai Lama, a cura di Daniel Goleman)


E anche in questo caso, consiglierei di ripetere le analisi

Concludendo, nel capitolo sulla psicologia c'è un'analisi secondo me totalmente sbagliata o, nella migliore delle ipotesi basata su luoghi comuni del secolo scorso. A p. 78, si dice: "Oggi la scelta di un CD musicale è legata alle chart, un libro che non è in classifica rischia di fiire al macero entro breve tempo, un indumento piace in proprozione alla notorietà del marchio che gli hanno cucito sopra, un film che non produce incassi durante il primo weekend scompare dalle sale entro pochi giorni, l'incanto di una notte d'amore è espresso attraverso il numero di orgasmi (?), la qualità di un ristorante è giudicata in base alle stellette, la sorte di un programma televisivo è ancorata allo share."

Con l'unica eccezione del programma tv (ma solo per la tv generalista, un mezzo di comunicazione di massa in via di ridimensionamento, anche se l'Italia è come al solito in ritardo), per il resto si tratta di una serie di luoghi comuni sbagliati. L'esempio del CD (in un libro uscito nel novembre 2009...) è obsoleto almeno da dieci anni; idem per libri, indumenti e film.

Internet (che è un fenomeno di massa che risale al 1994, non il trend della settimana scorsa) ha dimostrato l'estrema vitalità dei segmenti verticali e delle nicchie di mercato, fenomeno spiegato razionalmente da Chris Anderson qualche anno fa e battezzato "La coda lunga": oltre ai best seller, ci sono quelli che nel mercato editoriale venivano battezzati "long seller": i libri che NON scalano mai le classifiche ma vendono ogni anno le loro cento, mille, tremila o anche diecimila copie: libri che fanno il vero fatturato degli editori, particolarmente quelli medi e piccoli.

Tale fenomeno, già noto ad esempio agli operatori della vendita per corrispondenza del secolo scorso, viene amplificato su Internet: grazie alla disponibilità infinita di spazio virtuale, un libro (e qualsiasi prodotto) può restare in catalogo all'infinito, ed essere ordinato sempre. Questo comporta che le vendite minori, sommandosi, diventano una percentuale molto elevata del fatturato del commercio elettronico, diminuendo la dipendenza dai best seller da hit parade.

Ani di Franco, oltre dieci anni fa, è stata uno dei primi casi di cantante pop che ha raggiunto la fama internazionale autopromuovendosi col passaparola, online e tradizionale, vendendo inizialmente i cd autoprodotti uno ad uno e promuovendo allo stesso modo i suoi concerti. Musicisti, artisti, gruppi musicali e cantanti che si aprono un loro spazio autopromuovendosi su Internet sono sempre più diffusi, in alcuni casi raggiungendo la notorietà internazionale, in altri casi sbarcando dignitosamente il lunario.

Mi fermo qui.

La veste editoriale del libro è molto bella, la vignetta di Altan in copertina sottile e divertente. In quarta di copertina gli endorsement di tre vip: la conduttrice televisiva Daria Bignardi, il giornalista Gianni Mura, il grande copywriter e tycoon pubblicitario Emanuele Pirella. Il libro è stato riveduto da un altro grande copywriter italiano, Pasquale Barbella.

Till Neuburg, Astri e disastri, nov 2009, 200 pagine circa, Fazi Editore, 15 euro.
ISBN 978-88-6411-075-2
9788864110752

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1 commento:

Marina Salomone ha detto...

Sono perfettamente daccordo con le tue argomentazioni!
Se leggessi il libro, lo "smonterei pezzo per pezzo" dato che la mia specialità è una di quelle da lui svalutate.
A prescindere dal mio personale punto di vista, la tua critica mi sembra onesta, super partes, basata sulla semplice logica!
Un caro saluto e buona continuazione di lavoro!
PS:ti ho letto su G-zone di cui entrambi facciamo parte!