sabato 12 dicembre 2009

L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità via Internet

Anni fa ci fu una discussione epica, nell'ambito dell'Art Directors Club Italiano, su originalità e plagio. Tale discussione non fu mai chiusa e probabilmente non si chiuderà mai. Le mie tesi erano un po' eretiche, e si articolavano su due punti:

  1. Copiare è lecito. Anzi, è una precisa tecnica creativa molto usata anche dai grandi (William Shakespeare è il primo esempio che salta alla mente di chi conosce la storia della letteratura). Basta non farsi scoprire, ovvero copiare con intelligenza. Oppure aggiungere tanto di quel valore che la copia diventa talmente più grande dell'originale che l'autore di quest'ultimo può essere solo lusingato (è il caso appunto di Shakespeare, ).
  2. Copiare, stringi stringi, in molti casi è solo una questione di "pagare i diritti", in senso metaforico oppure in senso proprio. Ad esempio, se vedi una fiction sulla tv spagnola intitolata, poniamo "Los Cerrano" e la imiti spudoratamente in qualche maniera in Italia, stai copiando. Se compri il format, stai facendo "I Cesaroni" e nessuno ti dice niente.

La tesi dominante, invece, era basata sull'assunto neo-romantico "la creatività deve essere originale, l'originalità deve essere assoluta", assunto praticamente impossibile da applicare nella realtà perché, soprattutto oggi, è difficilissimo produrre un'immagine o un titolo senza che, da qualche parte nel mondo, non ci sia qualcuno che, del tutto casualmente, abbia prodotto qualcosa di analogo.

Il problema è che una volta, copiare senza farsi accorgere era relativamente facile. Bastava abbonarsi a una rivista straniera, oppure comprare qualche libro esotico e ispirarsi da lì. Le probabilità che qualcuno se ne accorgesse erano basse, e nel caso, al massimo poteva spettegolare con il collega di stanza o con un paio di amici a pranzo.

Con Internet le cose sono diventate più difficili. Se si copia un po' troppo disinvoltamente è facile essere scoperti, ed è facile che qualcuno divulghi la cosa. Infatti esiste un sito di culto, chiamato Joe la Pompe, che si occupa solo di questo.

Ecco un esempio mi mette personalmente in difficoltà, perché non so bene come applicare le mie tesi. Un famoso fotografo americano, Philip Toledano, realizza la foto di una ragazza il cui vestito è costituito di mani, presumibilmente maschili. La foto può avere innumerevoli significati, sia lieti, sia inquientanti. Non a caso la foto fa parte di una serie chiamata "Hope & Fear".


Qualcuno vede l'immagine e ne trae un'ispirazione.

Potrebbe essere l'immagine ideale per rappresentare i pericoli che corrono i bambini in un mondo di adulti pericolosi. E nasce la campagna "Togliamole le mani di dosso". È copiata? Non è copiata?



Le mie considerazioni, del tutto provvisorie: in base alla mia tesi n. 2, non ci sarebbe nulla da eccepire se la foto fosse stata fatta, in entrambi i casi, da Philip Toledano, cosa che non risulta esaminando la pagina, oppure se ci fosse stata la scrittina, da qualche parte, "omaggio a Philip Toledano" oppure "ringraziamo Philip Toledano per averci autorizzato ecc ecc".
In base alla mia tesi n. 1, invece, hanno copiato ma si sono fatti scoprire.

2 commenti:

marco ambrosi ha detto...

io direi che è riciclata in modo poco corretto. Efficace, forse più dell'originale, visto che l'inquietudine è volutamente provocata. Poco onesto, nel complesso.

up45 ha detto...

mano mano si capisce che è proprio copiata. sono d'accordo con marco ambrosi sull'efficacia.