La posta elettronica certificata potrà avere un effetto positivo nel far risparmiare un po' di soldi di spese postali ai condomini e ai commercialisti, ma per il momento sembra scontare i classici problemi delle innovazioni della Pubblica Amministrazione italiana:
- Rivoluzionario e avanzatissimo a parole;
- Unico al mondo (ma ci sarebbe da domandarsi perché: nessun altro paese europeo e forse mondiale per il momento sembra aver adottato o pensato di rendere obbligatorio uno strumento del genere), come molte delle bizzarrie normative italiane;
- Contraddittorio nella normativa (prima strumento obbligatorio per tutti, poi non più obbligatorio, poi nuovamente obbligatorio, infine definitivamente facoltativo perché l'obbligatorietà sarebbe in contrasto con le norme europee);
- Pedissequo nel pensiero progettuale: innoviamo trasferendo nel futuro le stesse cose del passato (esempio: per semplificare certe procedure non servono più i certificati? Vengono sostituiti non da una banale dichiarazione ma da un "auto-certificato": il certificato non lo devi più chiedere all'ente ma te lo prepari tu da solo. È un passo avanti, ma non è semplificazione). La posta elettronica certificata porta nel mondo virtuale la tendenza tutta italiana a volere certificati e documenti notarili per ogni attività, cercando sempre non la quadratura del cerchio ma la cubatura della sfera fra confusione normativa e puntigliosità formalistica.
- Anelastico nell'implementazione: si fa, si lancia, senza alcuna sperimentazione preventiva, senza una gradualità applicativa e senza una previsione dei flussi, come tanti provvedimenti, condoni, leggi e leggine che capitano fra capo e collo di cittadini e imprese, soprendendo per primi i dipendenti pubblici e le infrastrutture che dovrebbero farli funzionare.
Aggiornamento: oggi (27 aprile 2010) invece della pagina di errore, il sito governativo dà questo messaggio: "È stato raggiunto il numero massimo di connessioni. Riprova più tardi, grazie."
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