Qui nel blog di KTTB appare una lettera pubblica del Presidente ADCI, Art Directors Club Italiano, l'Associazione che ogni anno si autoproclama "dei migliori creativi italiani".
A un certo punto dice: "Se a Berlusconi fosse arrivato in testa un cono ADCI invece che un altro oggetto, si parlerebbe di noi!."
Dire che se l'attentatore del Duomo per compiere il suo gesto criminale avesse usato un cono ADCI (il cono di pietra e ottone che viene dato a chi vince i premi dell'Associazione) adesso "si parlerebbe di noi" può essere una battuta fra amici, ma riportarla in una lettera pubblica come "spunto" dimostra una mancanza sia di tatto e opportunità sia di visione strategica che fa il paio con quel direttore creativo italiano che l'anno scorso al Blogfest disse che l'attentato delle due torri fu "un'idea della madonna".
Con queste pillole di saggezza snocciolate così da importanti direttori creativi, sembra che uno degli obiettivi più auspicabili della comunicazione pubblicitaria possa essere semplicemente "fare clamore".
Come dire: ragazzi, facciamo un po' di casino, mettiamoci il nostro marchio, qualcosa succederà. :-)
E poi, nel mondo della pubblicità italiana, c'è chi critica col sopracciglio alzato i metodi pubblicitari di Oliviero Toscani perché fermi agli anni settanta. Be', rispetto alla maggior parte dei suoi colleghi creativi, almeno Oliviero Toscani è uno che "a fare casino" ci riesce, e in più è anche rispettato dai suoi clienti.
-
2 commenti:
Condivido totalmente. Ormai l'ADCI è una organizzazione obsoleta e non è nemmeno riuscita a dare dignità riconosciuta (presso l'esterno) alla nostra bistrattata professione.
Bruno Ballardini
Condivido totalmente. L'ADCI è una organizzazione anacronistica che non è nemmeno riuscita a dare dignità riconosciuta (presso il mondo esterno) alla nostra bistrattata professione.
Bruno Ballardini
Posta un commento