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giovedì 3 gennaio 2013

Perché Berlusconi non sa fare politica. Né l'ordinaria amministrazione.

Silvio Berlusconi è stato una figura di primo piano dal 1994 ad oggi. Ha governato per lunghi anni, almeno 10 su venti, e gli altri anni è stato il principale protagonista dell'opposizione.
Il suo governo nel 2011 è stato "commissariato" e sostitutito dal Governo Monti in ultima analisi anche come conseguenza del suo scontro politico, all'interno del suo partito, con Gianfranco Fini, perché lo strappo ha portato via molti voti alla maggioranza parlamentare che sostenava il governo Berlusconi.

Lo scontro politico Fini-Berlusconi del 2010-2011 può essere assimilato allo scontro politico Renzi-Bersani del 2012. In entrambi i casi un esponente politico di minoranza (o emergente, come nel caso di Matteo Renzi) voleva contare di più nell'ambito delle strategie di partito. Nel caso Renzi-Bersani, anche con molta maggiore aggressività rispetto a Gianfranco Fini nei confronti di Berlusconi.
A cose fatte, si può osservare che Pierluigi Bersani ha gestito lo scontro politico con ben maggiore competenza e abilità rispetto a Berlusconi. Sottoponendosi alle primarie, Bersani ha sì corso il rischio di perdere la leadership del partito, ma (anche usando con abilità regole, strutture e appoggi di partito) ha poi vinto lo scontro in modo netto (notare che io personalmente sono critico su Bersani, e non ho approvato il modo di gestire le "regole" delle primarie, per cui il mio non è un elogio acritico di un "bersaniano" convinto).

Berlusconi al contrario, proprio per non cedere alcun terreno, ha perso lo scontro raggiungendo una vittoria di Pirro con l'espulsione di Fini, ha perso la solidità del partito e persino, come già detto, ha posto le basi per indebolire in modo fatale il suo governo.

In sintesi il confronto parallelo delle vicende Fini-Berlusconi e Renzi-Bersani secondo me confermano una sostanziale incapacità e incompetenza politica di Berlusconi. L'ex primo ministro e presunto "Grande statista" ha una grande abilità propagandistica, molto aiutato dal fatto di avere tre televisioni e due quotidiani di sua proprietà diretta e indirietta, e dal fatto di avere numerosi alleati in Rai.

Però dal punto di vista della politica vera, non sa né governare il Paese (lo dimostrano i risultati deludenti di tutti i suoi governi) né governare il suo partito. Probabilmente, mentre è un maestro negli escamotage tattici e propagandistici in situazioni di emergenza ("Avete capito bene: aboliremo l'ICI"), per quel che riguarda la gestione ordinaria, non sa neanche governare le sue aziende. Berlusconi un giocatore di poker di talento ma che si annoia durante gran parte della partita, mentre Bersani è un giocatore di scacchi infaticabile (che però ha il difetto, nel 2012, di pensare di giocare ancora a scacchi contro la Democrazia Cristiana per quel che riguarda la politica esterna al suo partito)

Contrariamente all'immagine molto coltivata di infallibile imprenditore di successo, diverse iniziative  di Berlusconi sono state disastrose (l'acquisto del gruppo Standa, il lancio di Pagine Utili), nonostante risorse quasi illimitate. Inoltre il gruppo Fininvest-Mediaset nel 1994, al momento dell'ingresso di Berlusconi in politica, era in gravissima difficoltà economica. Successivamente Mediaset ha avuto numerose fasi di crescita, con la tendenza a crescere quando Berlusconi era capo del governo, e la tendenza a stagnare (ma senza correre rischi come quelli dei primi anni novanta) quando Berlusconi era all'opposizione.

Probabile segno che l'ingresso di Berlusconi in politica ha portato benefici al gruppo Mediaset, sia per gli indiretti vantaggi dati dal fatto di avere influenti amici al governo, sia per il fatto di aver tenuto Berlusconi indaffarato altrove e lontano dall'ordinaria amministrazione.

Aggiornamento: un'interessante conferma alla mia tesi ("Berlusconi non sa fare politica") viene da The Front Page, in cui testualmente, in un inciso, in questo post su Gianfranco Fini si dice: "Berlusconi può anche avere espulso Fini dal Pdl e vinto nel dicembre 2010 il braccio di ferro sulla fiducia con il presidente della Camera, ma da quel momento non è più stato in grado di governare e di tenere insieme il partito."

lunedì 20 dicembre 2010

D'Alema parla a sé stesso in televisione, ma non si ascolta



Ho già scritto che Pier Luigi Bersani è inadatto a sfidare Berlusconi. Massimo D'Alema è ancora meno adatto sia per sfidarlo, sia per aiutare chi lo farà. Questa intervista di Fabio Fazio a Massimo D'Alema durante la trasmissione di Raitre Che Tempo Che Fa lo dimostra chiaramente.

Basta esaminarla con occhio critico in termini di comunicazione, tenendo presente che in Italia il 30% degli italiani è analfabeta o semi-analfabeta e, insieme a un ulteriore 30% che non legge, si informa esclusivamente attraverso la televisione. In pratica, meno del 40% degli italiani legge ogni tanto libri e giornali, o accede a Internet.

L'alchimista della politica che trasforma l'oro in piombo.
D'Alema, in questa intervista pensa di essere semplice e chiaro (lo è, ma solo per studenti universitari medi o per studenti liceali che seguano con attenzione), mentre è incomprensibile per la maggior parte degli italiani.

Inoltre mette a segno diversi autogol logici e strategici che sgomentano.

Le carenze comunicative di Massimo D'Alema
I difetti di comunicazione che evidenzio non sarebbero gravi se D'Alema fosse un professore universitario o un filosofo della politica. Sono invece gravissimi se si tiene presente che si tratta di uno dei massimi dirigenti del principale partito di opposizione da almeno sedici anni, ovvero da quando Silvio Berlusconi si è presentato in politica.

Minuto 3.00
Al terzo minuto dell'intervista (un'intervista in ginocchio come quelle che Bruno Vespa fa a Berlusconi, quindi dove non è difficile concordare almeno qualche dichiarazione chiave o qualche domanda cardine) Massimo D'Alema racconta la prima pagina dell'International Herald Tribune (un quotidiano che la maggior parte dei telespettatori non conosce) e una vignetta di Le Monde, entrambe molto critiche su Berlusconi e la sua recente prestazione parlamentare.

Massimo: sei in televisione, non alla radio! Non devi raccontare, devi far vedere se vuoi essere più efficace. Dovevi portarti dietro i due giornali e farli vedere.

Minuto 5:30
Testuale dichiarazione: "(...) la formazione di un governo di responsabilità nazionale, se questo sarà impedito dovrebbe diventare il tema della campagna elettorale." Cioè, se si va a elezioni anticipate il tema della campagna elettorale che farà vincere il PD dovrebbe essere "ci hanno impedito di fare un governo di responsabilità nazionale"? Abbiamo sentito bene?

Minuto 10.34
Testuale dichiarazione: "Il partito democratico ha proposto una riforma fiscale molto importante, attraverso la quale si ridurrebbe la pressione fiscale sul lavoro, naturalmente facendo pagare un po' di piu' alla rendita finanziaria, aiutando le imprese."

27 parole (non contando gli articoli per carità cristiana) per dire "meno tasse sul lavoro".

Inoltre, usando quella formulazione, quel che viene percepito da un discorso così articolato e vago è "più tasse in generale" perché dire "naturalmente facendo pagare un po' di più alla rendita finanziaria" senza definire cosa si intende per rendita finanziaria, e preceduto da un "naturalmente" fa scattare i riflessi pavloviani della paura dei "comunisti che ti portano via la casa".

Presidente D'Alema, le costava tanto dire "meno tasse sul lavoro e sulle imprese", per cercare di conquistare le simpatie dei lavoratori dipendenti (che in parte hai già) MA ANCHE di partite iva, precari, piccole imprese (che non si sentono più rappresentate dal PDL ma che percepiscono i furori fiscalisti del PD come un pericolo)?

Minuto 11.30
Prima perla: rivolgendosi a Fazio, dice "Lei ha un grande rapporto con il pubblico, noi politici per definizione no."

Ovvero, nella visione di D'Alema il politico non è popolare, non ha rapporto con il pubblico, non gli parla e non lo ascolta.

Si tratta della più smaccata e ingenua dichiarazione di inconsapevolezza politica che abbia mai sentito.

Equivale a dire: confesso di non essere un politico moderno, al massimo sono un funzionario di nomina regia di una monarchia costituzionale. Insieme a un'altra dichiarazione raccolta qualche giorno prima da La 7 ("il popolo grida secondo i suoi sentimenti, la politica la facciamo noi") un bell'esempio di politico moderno.

Minuto 15.19
Seconda perla: le primarie del PD sono state per anni un pasticcio. Dichiarazione testuale: "Le primarie sono una forma molto importante di coinvolgimento dei cittadini nelle decisioni. Naturalmente sono meccanismi delicati che devono funzionare sulla base di regole.


Per esempio io trovo molto discutibile che si facciano le primarie con dieci candidati e chi vince diventa il candidato di tutti a prescindere da quane persone partecipano e quanti voti prende, perché con dieci candidati con il 20% diventi il candidato di tutti [secondo quale calcolo?]


Io ne ho parlato di queste nostre primarie con gli americani (!), perché in fondo le hanno inventate loro. Con Joe Podesta, che è stato capo dello staff della Casa Bianca e mi ha domandato se siamo matti a fare le primarie in questo modo perché loro le fanno in modo completamente diverso."

Persino Fabio Fazio obietta: "Ma le avete inventate voi così!"

D'Alema: "Possiamo anche sbagliare. Abbiamo lanciato un'idea giusta ma perché questa idea funzioni e non produca dei danni bisogna fare attenzione alle garanzie e alle regole."

Cioè da anni il PD va avanti con primarie improvvisate e non attendibili? Non si sono neanche documentati su come vengono fatte all'estero? 

Ci sono tutti i motivi per chiedere le immediate dimissioni di tutto il gruppo dirigente del PD. Compreso Massimo D'Alema, naturalmente.

Minuto 18.00
Fazio chiede un parere sull'attuale situazione. Inizio della risposta: "Ci sono ingredienti che preoccupano..." Ingredienti de che? Che razza di metafore usi?

Minuto 21.00
Gran finale, è il momento di dire qualcosa di memorabile per un'uscita da grande statista e da leader di opposizione:

"Spero che i cittadini ritrovino la capacità di indignarsi, piuttosto che il fastidio che li allontana dalla politica. La politica com'è non mi piace ma se la gente se ne allontana sarà sempre peggio e il danno sarà per tutti."

Una dichiarazione entusiasmante come una minestrina fredda alla mensa dei poveri.

Con l'autogol logico: La politica com'è non mi piace detto da un professionista della politica attivo da oltre quarant'anni è una dichiarazione di fallimento personale.

Ma Massimo D'Alema si ascolta quando parla?

martedì 16 marzo 2010

Tecniche di disinformazione

Qui Bruno Ballardini spiega come funzionano alcune tecniche di disinformazione governative: "anziché controbattere ad un’affermazione, ci si sofferma sul rapporto fra chi la fa e le circostanze in cui si trova". In sintesi, "anche un pazzo può dire la verità" (anzi, spesso chi dice la verità è un po' matto): soffermarsi insistentemente sul fatto che è pazzo è un modo per nascondere la verità.