Inoltre, aggiungo io, la comunicazione non è più la semplice diffusione di editti per via televisiva, sulla stampa e con i manifesti. La comunicazione è sempre più bidirezionale e bisogna tenerne conto. Da questo punto di vista, sbagliano le testate e i personaggi pubblici che su Twitter hanno un profilo con tanti follower ma che segue zero o pochissime persone, idem chi ha la pagina Facebook ma non risponde mai ad obiezioni e domande.
Ovviamente, dato il numero di impegni che un candidato politico o una persona pubblica ha, è impossibile che segua tutte le attività di comunicazione personalmente. Per questo motivo è importante comprendere e apprendere l'arte del lavoro di gruppo e della delega, utilizzando anche diversi profili sui social network. Ad esempio:
- Profilo Twitter personale gestito con il proprio smartphone (eventualmente con il supporto di un co-redattore) per comunicare i propri movimenti e pensieri pubblici;
- Profilo Twitter allargato per la gestione del dialogo allargato; possono anche essere più profili gestiti in modo integrato (a cura di una redazione e con periodica supervisione personale)
- Profilo Facebook personale per i contatti con familiari, amici e stretti collaboratori (gestito personalmente - i famosi profili personali limitati a 5000 amici), ovvero riservato solo a persone che si conoscono personalmente;
- Pagina Facebook pubblica (o anche più d'una per diversi progetti politici o istituzionali) gestita da una redazione.
- Blog di riferimento (o anche più di uno) per comunicare anche con chi è fuori da Facebook o da Twitter.
I dieci consigli citati all'inizio sono di Dino Amenduni, esperto di nuovi media e comunicazione politica. Si è occupato insieme all'agenzia Proforma della comunicazione di Nichi Vendola.
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