Secondo questa ricerca dell
'Australian Centre for Independent Journalism, ripresa in italiano dal b
log Libertà di stampa diritto all'informazione, più della metà degli articoli dei giornali esaminati erano ispirati da comunicati stampa e attività di
pubbliche relazioni aziendali.
Si tratta di due notizie, una cattiva e una quasi buona:
- Quella cattiva: gran parte di quel che leggiamo (o peggio ancora sentiamo alla radio o vediamo in tv) è influenzata direttamente o indirettamente dalla propaganda aziendale e politica.
- Quella quasi buona: senza il finanziamento diretto e indiretto della pubblicità aziendale, forse la libertà di stampa non esisterebbe o sarebbe molto meno sviluppata.
È difficile immaginare un mondo in cui stampa, radio e tv sono interamente pagati dai lettori e dagli abbonati. Salvo rare eccezioni, le pubblicazioni prive di pubblicità sono molto costose e, in genere, hanno una circolazione molto limitata perché solo poche persone sono così interessate a quel tipo di informazione per pagarne il prezzo elevato. Di solito si tratta di pubblicazioni medico-scientifiche (che peraltro spesso sono fortemente influenzate dalle industrie farmaceutiche, in modo ancora più indiretto rispetto al finanziamento pubblicitario: col finanziamento delle ricerche), pubblicazioni settoriali o professionali, pubblicazioni finanziarie.
Un'eccezione, almeno in Italia, è il mensile Altroconsumo, corazzata editoriale dell'
associazione omonima. Con circa 300.000 soci-abbonati è un mensile totalmente privo di pubblicità. Per 11 numeri costa 78 € (circa 7 euro a numero), mentre in edicola costa una decina di euro. La stampa è a colori ma molto spartana, con una foliazione intorno alle 90 pagine. Per fare un esempio a contrasto, Wired Italia, una pubblicazione Condé Nast, con una foliazione doppia e una stampa di qualità superiore, fortemente basata per il suo bilancio anche sulla pubblicità, costa meno della metà in edicola, e viene fortemente promossa in abbonamento (intorno ai 20 € annui, meno di un terzo del costo di Altroconsumo). [
Nota: sono abbonato con soddisfazione a entrambe le pubblicazioni, ad Altroconsumo da oltre quindici anni, quindi non sto formulando una critica o un giudizio di valore sulle due diverse strategie editoriali]
Altroconsumo riesce nel suo proposito di uscire in edicola e in abbonamento senza pubblicità con queste tirature (300.000 copie rappresentano una pubblicazione di massa, in Italia: è l'ordine di grandezza di newsmagazine come L'Espresso e Panorama) per tre motivi:
interesse generale (tutti sono consumatori, quindi potenzialmente interessati all'informazione obiettiva sui prodotti e ai numerosi test comparativi realizzati internazionalmente dal gruppo di associazioni di cui Altroconsumo fa parte);
costi al lettore relativamente elevati (un prezzo più che doppio rispetto a pubblicazioni "più ricche" in termini di pagine, stampa e quantità di testo redazionale);
una grande aggressività di marketing (chi diventa socio di Altroconsumo viene, anche giustamente, bombardato di offerte di abbonamento e acquisto di altre riviste, pubblicazioni e servizi dell'associazione). Con tutto questo i suoi prezzi di copertina e di abbonamento sono oltre il doppio di altri prodotti editoriali con analoga diffusione.
Infatti, le testate che si reggono esclusivamente sulle loro vendite, senza ospitare nessuna pubblicità sono eccezioni e non la regola. Il motivo: gran parte del costo del periodico o del quotidiano che compriamo in edicola o che riceviamo in abbonamento, viene pagato dalla pubblicità, direttamente o indirettamente.
Cosa significa questo? Secondo me:
- La pubblicità finanzia la libertà di stampa perché solo una piccola quota di lettori sarebbe disponibile a pagare l'intero prezzo della pubblicazione che trova in edicola (in genere superiore al doppio del prezzo di copertina);
- Comunque gran parte delle cose che leggiamo sui giornali o vediamo in tv, è o può essere condizionato o influenzato dalla pubblicità e dalla propaganda. Quindi bisogna imparare a fare attenzione e decodificare la comunicazione. NON credere a tutto quello che si vede in tv o si legge sui giornali dovrebbe essere insegnato a scuola, a partire dalle scuole elementari se non dall'asilo infantile.
- La libertà di stampa nel complesso è tutelata soprattutto dalla pluralità delle voci, che devono essere incoraggiate il più possibile. E un mercato pubblicitario sano e trasparente ha un ruolo importante nel favorire la pluralità delle voti (il problema italiano è che il mercato della pubblicità è particolarmente malato e opaco, con gravissime commistioni con la politica e la finanza).