Quando sulle testate generaliste si parla di tecnologia (talvolta anche in quelle specializzate)
superficialità e approssimazione sono obbligatorie perché vengono scambiate per divulgazione.
L'importante è fare un titolo ad effetto.
Per esempio in questo articolo del Fatto Quotidiano si mette tutto in un unico calderone: brevetti, privacy, tecnologie, sistemi operativi e concorrenti pur di fare un titolo con qualche grosso nome:
Accuse ad Apple, Google, Yahoo, Facebook: usano tecnologie brevettate da altri. Leggendo l'articolo si scopre che non è propriamente una
non notizia, ma quasi (per capirci, un esempio delle
non notizie che leggiamo spesso sulle nostre testate: "Tegola poteva cadere. Se fosse passato qualcuno poteva morire. Fortunatamente di lì non passa nessuno e la tegola era fissata bene anche se sembrava malferma").
L'articolo è composto di fuffa standard. Inizia con un rullo di tamburi:
fine anno amaro per Apple e per i giganti di Internet... fine anno amaro
de che? A parte Yahoo che sta ristrutturando per crisi, gli altri continuano a crescere, vendere, capitalizzare.
Il motivo dell'amarezza dipenderebbe da una causa legale che è già stata respinta una volta...
Prima di tutto, in aziende di quelle dimensioni, cause legali su brevetti e contenziosi commerciali ce ne sono
sempre. Se una o due cause legali bastassero per un fine anno amaro, tutte le aziende medie e grandi del mondo sarebbero chiuse per depressione dei dirigenti.
La causa inoltre è basata su brevetti abbastanza discutibili e questo non viene spiegato minimamente (negli Usa è possibile brevettare anche i processi commerciali: il "sistema che fa apparire altre pagine Web all'utente mentre naviga" NON è un dispositivo tecnico esclusivo ma è un'idea commerciale che tecnicamente su Internet può essere implementata in innumerevoli modi, ed è proprio questa vaghezza che pone i problemi a identificare l'eventuale violazione del brevetto, ed è probabilmente la vaghezza per cui la causa è già stata respinta).
A questo si aggiunge una ulteriore
quasi-non notizia: la class action che
potrebbe partire a carico di Apple. Si tratta di un'ipotetica causa collettiva (
class action) relativa al fatto che alcune applicazioni per
smartphone raccolgono informazioni sull'uso del telefonino. Come giustamente viene osservato nei commenti all'articolo, è il
software di terze parti e NON il telefonino che raccoglierebbe dati in modo illegale; inoltre il problema riguarda anche altre marche di
smartphone e non solo l'iPhone della Apple.
L'articolo poi si conclude con una previsione bifronte: l'anno inizia con cattivi auspici ma è ancora presto per dire se questi saranno i casi dell'anno.
Eggià: così se è una bufala, l'avevamo detto, ma se l'affare si ingrossa, l'avevamo previsto lo stesso. La lezione della Sibilla Cumana.
Insomma, approssimazione e superficialità per un articolo che rappresenta solo uno spreco di spazio.