domenica 29 marzo 2009

Un amministratore delegato, cento creativi

Questo articolo di Alessandro Bottoni spiega bene anche la crisi delle agenzie di pubblicità italiane. Nelle agenzie italiane un ristretto gruppo di top manager si divide la torta, lasciando le briciole a chi fa il lavoro.

martedì 10 marzo 2009

La ricerca dell'eccellenza (e perché nella pubblicità italiana è rara)

L'attenzione è spesso concentrata sul lavoro eccellente. I premi vanno agli eccellenti (si spera). Parlare di eccellenza è sempre molto macho o molto romantico.

Ma l'eccellenza probabilmente è una conseguenza della situazione di un certo settore professionale, non ne è né la causa, né la cura. Per sintetizzare, "vincere più premi internazionali" non è la ricetta per migliorare la situazione del mercato pubblicitario italiano. Al massimo, è la ricetta per migliorare la situazione di qualche agenzia in relazione al resto del mercato, che resta quello che è.

Per chiarirci, il lavoro eccellente è la punta di una piramide. Per alzare la piramide di un metro, occorre aggiungere centinaia, a volte migliaia di metri cubi alla sua base.

La base è costituita via via dai lavori sufficienti, quelli mediocri, quelli buoni e restringendo sempre più, quelli ottimi ed eccellenti.

Gli sforzi volontaristici per produrre lavori migliori, le alchimie più diverse per selezionarli meglio equivalgono a tirare l'erba per farla crescere più in fretta: troppo poco e troppo tardi.

Inoltre, la qualità di un settore professionale, come la piramide, NON è fatta dalla sua punta, ma dall'insieme complessivo: tanto la punta quanto la base che sostiene questa punta.

Più larga è la base, più alta la punta.

Il problema della pubblicità italiana è in parte di semplici dimensioni di mercato (inteso come numero di lavori prodotti, non come fatturato): circa un decimo del mercato inglese (soprattutto se depuriamo dalla TV, che in Italia è un fattore di distorsione perché drena molti budget che altrimenti andrebbero in altri canali a maggiore intensità di lavoro creativo e produttivo); in parte di formazione delle persone e di investimenti professionali: poche agenzie investono sui dipendenti e sulla loro formazione; in parte di deregulation selvaggia dei rapporti di lavoro: anche l'assoluta precarietà del rapporto di lavoro (anche fra agenzia e cliente, beninteso) e l'incertezza dei pagamenti non favoriscono un settore sano.

Quindi, paradossalmente, la stabilità dei risultati dei professionisti di talento, gli eccellenti, poggia sulla base dei mediocri: più sono i "mediocri", più elevata è la loro "media", più è facile per chi ha talento produrre lavori eccellenti. Questo può essere deludente per qualcuno, perché è più romantico pensare al genio eccellente che supera tutti gli ostacoli... ma difficilmente il genio lavora nel vuoto.

E' lo stesso motivo per cui in Italia e Francia ci sono i vini migliori del mondo: perché ci sono TANTI produttori di vino, non perché qualcuno ha trapiantato qui i venti migliori produttori.

In tutti i casi, se la metafora della piramide è calzante, l'unico modo per alzare la punta è allargare la base, e renderla più solida.

giovedì 5 marzo 2009

"Service With a Smile"

Un bell'esempio di come NON fare il marketing realazionale viene segnalato da Roberto Venturini a proposito di Ryanair.
Un Web developer segnala un possibile bug constatato sul sito Ryanair, e un impiegato Ryanair gli dà del blogger psicopatico e del perditempo.
Qui altre info sul caso (in inglese) da un blog del Guardian.

lunedì 2 marzo 2009

In Italia ritardano i treni MA ANCHE Internet

L'Italia è l'unico paese europeo in cui la penetrazione delle connessioni a banda larga nelle famiglie diminuisce invece di aumentare... Ne parla Anna Masera qui.
L'Italia si conferma il paese dei ritardi: qui tutto è più lento. Ma non per saggezza: per inerzia, complessità organizzativa e mala fede della politica.